Reid Heith Audio o, in breve, RHA, è un produttore scozzese di cuffie e prodotti audio che ha lanciato alla fine dello scorso anno le RHA T10, cuffie in-ear dal design decisamente particolare e proposte dal produttore come cuffie per il mercato audiofilo. Questa considerazione è vera solo in parte, come vedremo più avanti.

Design & comfort

Le RHA T10 sono cuffie in-ear ad archetto sovraurale con cavo in rame “oxygen-free” e gli auricolari in acciaio inossidabile, lavorato con una tecnica che permette di ottenere un risultato sonoro simile a quello ottenuto con l’alluminio e un risultato estetico simile a quello ottenuto con la plastica.

Il cavo è ricoperto di gomma grigia e morbida; il jack da 3.5mm è placcato in oro e la spina è in acciaio, con una molla che impedisce al cavo di piegarsi eccessivamente in corrispondenza dell’ingresso. Lo stesso cilindro in acciaio è presente alla biforcazione del cavo.

Una delle particolarità di queste cuffie è il fatto che il cavo passa sopra e dietro l’orecchio, con un archetto di plastica trasparente leggermente zigrinata che risulta decisamente comodo. L’archetto è malleabile e la sua forma può essere modificata (quasi) a piacimento; questo permette di raggiungere un elevato livello di comfort.

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L’elemento distintivo di queste cuffie, però, è indubbiamente il sistema di filtri che permette di modificare la risposta in frequenza e dare più risalto a bassi, medi o alti. Sostituire un filtro è estremamente semplice, poiché è sufficiente svitarlo e avvitarne un secondo al suo posto. I tre filtri sono riconoscibili grazie al colore: nero per i bassi, argento per i medi e rame per gli alti.

Il comfort è estremamente elevato una volta trovata la giusta copertura in gomma; l’archetto è davvero ergonomico e si adatta alla forma dell’orecchio con facilità. È possibile indossare le cuffie per diverse ore senza affaticamento dell’orecchio nonostante gli auricolari siano più pesanti della norma, a causa dell’impiego dell’acciaio.

Manca quasi completamente quello che io chiamo “effetto stetoscopio”, ovvero quel fastidioso fenomeno che porta qualunque piccolo colpo preso dal cavo delle cuffie (ad esempio mentre si cammina a causa dell’ondeggiamento del cavo) ad essere amplificato e a diventare davvero fastidioso se si ascolta musica a basso volume.

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La quantità di accessori è incredibile in rapporto al prezzo di vendita: non solo, infatti, troviamo una custodia in finta pelle dove riporre le cuffie quando non le si utilizza, ma anche un set di ben 10 differenti cuscinetti (8 in silicone e 2 in schiuma) con relativa piastra in metallo dove riporli e i già nominati filtri, anch’essi con una piccola piastra in metallo dove avvitarli quando non in uso. C’è inoltre una piccola clip per agganciare il cavo agli indumenti. Questa quantità di accessori non è nella norma delle cuffie di questa fascia di prezzo e per questo RHA merita sicuramente un plauso.

Le coperture in silicone sono piuttosto morbide e ben si adattano al canale uditivo. Sei sono di tipo classico, vale a dire ad ogiva con una sola onda, e risultano discretamente comode e isolanti; due sono a doppia onda e sono a mio parere le più comode e quelle che offrono il maggior isolamento dall’ambiente esterno; le coperture in schiuma sono quelle che ho trovato meno adatte al mio orecchio e anche quelle che fanno disperdere la quantità maggiore di bassi.

A proposito di isolamento, non si può non citare il fatto che questo funziona talmente bene che risulta a volte eccessivo: se si ascolta musica ad un volume normale in un ambiente tranquillo (casa, ufficio, università), infatti, non si sente più nulla di quello che arriva da fuori, con tutti i conseguenti pro (maggiore concentrazione sulla musica) e contro (impossibilità di sentire se qualcuno ci chiama, ad esempio) derivanti da questo fatto.

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Audio

Per la prova delle RHA T10 ho utilizzato gli amplificatori per cuffie portatili Creative Sound Blaster E3 collegato via USB al mio PC o via Bluetooth allo smartphone e ho usato file FLAC 16bit/44.1kHz per ottenere una catena del suono di qualità accettabile. Ho anche utilizzato brani in MP3 (320kbps) per comprendere anche casi d’uso più tipici (es. ascolto da smartphone, dove lo spazio è prezioso e gli MP3 sono frequenti). Le cuffie hanno subito un rodaggio di circa 100 ore prima di scrivere la recensione.

Motore primo delle RHA T10 è il driver realizzato a mano 770.1, che risulta essere di elevata qualità ma non rispetta in pieno le pretese di RHA di proporre le T10 come “prodotto per audiofili”. Queste cuffie, infatti, risultano sbilanciate verso i bassi, con un suono “a L” con bassi abbastanza pronunciati e medi e alti leggermente più contenuti e sullo stesso piano. Questo fatto non è di per sé negativo, ma non va incontro alle esigenze del pubblico più attento all’equilibrio della resa sonora. Il suono cambia completamente con il rodaggio: inizialmente le cuffie hanno bassi estremamente pronunciati che vanno però attenuandosi dopo circa 50 ore di utilizzo.

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Un aspetto molto positivo di queste cuffie è la spazialità del suono, che permette di stabilire con precisione da dove arrivi il suono. Questo è un aspetto particolarmente importante che permette di distinguere tra cuffie di fascia bassa e cuffie di fascia media (cui appartengono queste RHA T10) e alta.

Normalmente non amo le cuffie con molti bassi perché modificano eccessivamente la percezione del brano che si ascolta, ma in questo caso sono rimasto positivamente colpito dal fatto che i bassi sono presenti ma quasi mai eccessivi o invadenti. Gli unici casi in cui risultano eccessivi sono quelli in cui sono naturalmente già presenti in quantità notevoli (es. musica elettronica, metal, ecc), ma nell’ascolto generico di musica rock o blues risultano ben udibili ma non prepotenti come accade per molte altre cuffie che fanno risaltare i bassi.

Analizzando le cuffie per fasce:

  • Bassi: i bassi sono potenti ma non eccessivi. Un aspetto che mi ha colpito particolarmente è il fatto che i bassi sono ben definiti, rotondi e corposi, ma sono ben distinti dal resto e rimangono totalmente staccati, senza sconfinare nei medio-bassi e coprire frequenze più alte. Il passaggio tra bassi e medi è abbastanza sfumato, ma ciascuna componente mantiene la sua identità ben precisa. Normalmente presenti ma non protagonisti, l’unico momento in cui i bassi prendono il sopravvento è quando ci sono già moltissimi bassi nel brano che si sta ascoltando (cfr. album Pollen di Aes Dana), ma anche in quel caso si limitano a rubare il primo piano al resto della scena sonora e non a coprire le altre frequenze, che rimangono perfettamente udibili e distinguibili. Rispetto ad altre cuffie, come le SOL Republic, poi, i bassi sono avvolgenti senza avere la stessa predominanza e per questo risultano comunque apprezzabili.
  • Medi: i medi delle RHA T10 sono di alto livello e riescono a ricreare ottimamente strumenti e voci. Anche se sono leggermente in secondo piano, riescono comunque ad essere ben presenti e a non finire sullo sfondo. Mantengono una distinta personalità, con un tono caldo che fa sì che le voci (più maschili che femminili, in realtà) siano ben riprodotte – anche se le voci maschili risultano “incassate” tra i bassi da un lato e i medio-alti dall’altro, mentre le voci femminili risultano meno brillanti e squillanti. I medio-alti sono abbastanza chiari e brillanti e risaltano rispetto al resto, dando una personalità ben precisa al suono di queste cuffie.
  • Alti: a meno di utilizzare il filtro apposito, gli alti risultano chiari e definiti, ma mancano di brillantezza e di frizzantezza. Per quanto siano definiti e ben differenziati dal resto, gli alti rimangono comunque un po’ sullo sfondo rispetto ai bassi se si usa il filtro “reference”

I filtri a disposizione sono tre e riescono a modificare anche radicalmente il suono delle cuffie:

  • Bassi: il filtro per i bassi rende queste cuffie dei mostri in cui i bassi predominano su tutto il resto e raggiungono un volume ben più elevato di medi e alti, sbilanciando completamente la resa del suono. Di fatto questo rende le cuffie particolarmente adatte per chi ama questo genere di suono e per alcuni generi che richiedono molti bassi, ma in brani con molti bassi (ad esempio l’album Pollen di Aes Dana) questi risultano eccessivi e fastidiosi.
  • Medi: chiamato anche reference, è il filtro di riferimento delle cuffie e quello che dovrebbe mostrare come le cuffie suonano senza modifiche. Il suono è ancora sbilanciato notevolmente verso i bassi e presenta medi e alti leggermente arretrati, ma rappresenta comunque un buon compromesso tra la presenza e la forza dei bassi e quella degli alti. In generale, questo è il filtro che si può ritenere adatto a tutti i generi di musica, seppur non sia quello con la resa migliore.
  • Alti: è il filtro per gli alti, a mio parere, quello migliore dei tre. Gli alti diventano infatti più brillanti e precisi, con un pizzico di affilatezza che li rende decisamente gradevoli e molto più udibili. Questo filtro è, tra i tre, quello che più cambia la resa delle RHA T10 e che fa apprezzare appieno le capacità di questi auricolari, che grazie alla psicoacustica perdono anche un po’ di bassi per la presenza di maggiori alti.

Andiamo quindi ad analizzare il rendimento delle cuffie genere per genere:

  • Classica/sinfonica: i cori di Duel of Fates appaiono correttamente posizionati nella scena sonora e ben distinti dal resto; anche gli ottoni risaltano correttamente, mentre i contrabbassi si fanno sentire senza però coprire il resto.
  • Metal: Progeny dei Celtic Frost è uno di quei brani in cui i bassi risultano eccessivi e distolgono l’attenzione dal resto, contrariamente (e ciò è curioso!) a Scavenger of Human Sorrow dei Death; i piatti della batteria risaltano nonostante questo fatto e godono di un livello di dettaglio molto alto. Notevole l’effetto eco in Freezing Moon dei Mayhem; l’insieme degli strumenti rimane ben distinto e la voce è correttamente posta in primo piano in Till Fjalls di Vintersorg; notevole la separazione tra gli strumenti e la resa della chitarra acustica in The Drapery Falls degli Opeth. La resa è, in generale, più che buona, con alcuni nei quando sono presenti molti bassi.
  • Rock: sembra che queste cuffie siano state create per ascoltare rock! L’equilibrio tra le parti sembra essere stato studiato appositamente per questo genere, che viene reso ottimamente nel caso dei brani della scaletta. Chitarre e tastiere sono fantastiche in Born to be Wild degli Steppenwolf, dove manca solo un po’ di enfasi in più sulla voce; ottima anche In My Head dei Queens of the Stone Age, così come Smells Like Teen Spirit dei Nirvana. The Great Gig in the Sky purtroppo non viene resa perfettamente e la voce appare un po’ in secondo piano rispetto agli strumenti.
  • Trip-hop: anche in questo caso le cuffie soffrono un po’ della propensione eccessiva per i bassi, ma si rifanno rendendo al meglio i piccoli dettagli come lo strusciare delle dita sulle corde della chitarra in Strangers dei Portishead o come le imperfezioni della registrazione in Angel dei Massive Attack. Le RHA T10 sono ottime per questo genere se vi piacciono bassi a profusione.
  • Celtica/folk: come già notato con The Drapery Falls, la chitarra acustica viene resa ottimamente e questo si può riscontrare in tutti i brani della scaletta. Peccato per i tamburi in Tina Bealtaine che risultano talvolta eccessivi, mentre non si segnalano particolari problemi in Etrezomp-ni Kelted.
  • Elettronica: i bassi risultano spesso eccessivi e, anche se non arrivano mai a coprire i medio-bassi o i medi, risultano comunque eccessivamente in primo piano e distolgono l’attenzione dal resto. In alcuni casi, usando il filtro per i bassi, non sono riuscito a proseguire nell’ascolto del brano a causa dei bassi eccessivi. Il problema non si presenta, però, utilizzando gli altri due filtri.

In conclusione

Le RHA T10 sono auricolari dall’eccezionale rapporto qualità/prezzo che possono essere apprezzate per la qualità costruttiva, il suono ampio e spazioso e l’attenzione di RHA ai dettagli. Il contenuto della confezione è davvero incredibile e c’è una quantità di accessori difficile da trovare in altre cuffie di questa fascia di prezzo.

La resa di queste cuffie è molto buona, anche se soffre un po’ della presenza eccessiva di bassi che influisce negativamente sul giudizio complessivo. Abbiamo a che fare con cuffie che RHA afferma essere destinate al mercato audiofilo, che però non si rivolgono a questo tipo di utenza per via della firma improntata ai bassi.

In generale, le RHA T10 sono cuffie ottime per chi vuole fare un deciso passo in avanti in quanto a comfort, isolamento e qualità del suono rimanendo però orientati su cuffie da bass head. Se volete cuffie neutrali dovrete guardare altrove, ma se volete cuffie con buoni bassi le RHA T10 possono soddisfare le vostre esigenze e anche di più.

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