In attesa della ridefinizione delle condizioni di “fair use” per il roaming free, l’Unione europea ha presentato un progetto per garantire in tutti gli Stati UE l’accesso ad Internet ad alta velocità, oltre ad una maggiore tutela dei diritti degli editori sugli articoli pubblicati online.

Il piano di riforma per il “Codice europeo delle comunicazioni elettroniche” promette l’accesso Wi-Fi gratuito in tutti i luoghi pubblici e la copertura 5G ininterrotta entro il 2025 in tutte le aree urbane, comprese le strade e le ferrovie principali (ma entro il 2020 il 5G dovrà essere disponibile a livello commerciale in almeno una grande città di ognuno degli Stati UE). Il progetto nasconde anche un obiettivo più ambizioso: portare una connessione Internet di almeno 100 Mbps in tutte le case, sia in città sia in zone isolate.

L’Unione europea ha ridefinito anche le regole in materia di copyright digitale. La proposta riconosce i cosiddetti “diritti ancillari” anche agli editori, dando a questi maggior forza negoziale per richiedere una remunerazione per gli articoli rilanciati da motori di ricerca o aggregatori di notizie, come Google News. Difficile, in ogni caso, che l’editore arrivi a richiedere la rimozione di un contenuto qualora Google si rifiuti di pagare (NdR, questo potrebbe comportare per l’editore meno visite, meno traffico e di conseguenza meno guadagno).

Dopo i limiti imposti in materia di linking, a Bruxelles continuano le iniziative in tutela del copyright, iniziative che preoccupano i giganti della Silicon Valley, Google in primis. Il NY Times ha così sintetizzato: “L’Europa le chiama tutela dei consumatori. La Silicon Valley le chiama protezionismo”.

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