Secondo quanto riporta uno studio combinato dell’organizzazione francese Exodus Privacy e del Privacy Lab dell’Università di Yale, oltre tre applicazioni Android su quattro conterrebbero almeno un tracker di terze parti. La ricerca ha preso in esame diverse centinaia di applicazioni presenti sul Play Store ma gli esperti sostengono che con ogni probabilità la situazione è la medesima anche nell’App Store di iOS.

Tra le app “colpevoli” di tenerci maggiormente sotto controllo troviamo Tinder, Spotify, Uber e OKCupid, che utilizzano il tool Crashlytics di Google per raccogliere informazioni sui crash oltre che sui nostri comportamenti, allo scopo di inserire le adeguate pubblicità nei nostri social network.

Un tool molto utilizzato è FidZup, che in passato emetteva toni ultrasonici per verificare la presenza dell’utente davanti allo smartphone, tecnica ormai abbandonata in favore del controllo dell’attività WiFi. I due gruppi di ricercatori invitano gli sviluppatori e la stessa Google a migliorare le politiche di trasparenza relative a questi tracker, per garantire un corretto trattamento dei dati degli utenti, senza che alcune operazioni avvengano in maniera nascosta e a loro insaputa.