Negli ultimi tredici anni, complice una crescita esponenziale della presenza degli smartphone nelle nostre vite, è aumentato in maniera molto considerevole il numero di persone che riferiscono disagi, difficoltà e calo della produttività a causa della cosiddetta technoference, intesa come l’interferenza della tecnologia mobile nella vita quotidiana.

La conferma arriva da uno studio condotto dal dottor Oscar Oviedo-Trespalacios del Centre for Accident Research della QUT (Queensland University of Technology), una famosa università australiana. Secondo la ricerca, che ha interessato 709 utenti di età compresa tra i 18 e gli 83 anni, una donna su quattro e un uomo su sei possono essere classificati come utenti mobili problematici.

In particolare è emersa una preoccupante perdita di sonno, che interessa il 19,5% della popolazione femminile e l’11,8% di quella maschile. Cresce la percentuale di persone che provano a nascondere il tempo esatto speso con lo smartphone, con la convinzione che la vita sociale migliori con l’uso della tecnologia.

Preoccupante anche la percentuale di utenti che attribuiscono allo smartphone sofferenze e dolori fisici, così come l’ammissione che di fronte a lavori impegnativi o situazioni stressanti lo smartphone è considerato una valida via di fuga per dimenticarsi della realtà.

Va detto però che è sensibilmente calata la percentuale di utenti che si lamentano per conti telefonici salati, e che spegnere lo smartphone risulta difficile oggi come 13 anni fa. Oviedo-Trespalacios afferma:

Le rapide innovazioni tecnologiche a cui abbiamo assistito in questi pochi anni hanno portato a cambiamenti radicali nell’attuale tecnologia mobile, con indubbi miglioramenti alla qualità della vita ma con numerosi effetti collaterali negativi.

Tra questi i più pericolosi sono ansia e comportamenti potenzialmente dannosi per la propria salute e per la sicurezza degli altri, come un uso sconsiderato dello smartphone alla guida.”