Prima o poi doveva accadere. Secondo le ultime analisi dell’IFPI riassunte nel nuovo Global Music Report 2018, le entrate provenienti dai servizi di streaming musicale superano i proventi del mercato fisico.

In dettaglio la britannica International Federation of the Phonographic Industry riporta una crescita dell’8,1% del mercato discografico globale nel 2017, da tre anni consecutivi in positivo dopo un periodo nero durato circa tre lustri.

E il bello è che la responsabilità maggiore che sta dietro ai 17,3 miliardi di dollari ricavati nel 2017 è proprio dello streaming musicale che, grazie a circa 176 milioni di utenti paganti, gode di un 41,1% di crescita su base annuale. Complessivamente i proventi derivati dal digitale superano per la prima volta la metà del totale raggiungendo quota 54%.

L’analisi palesa inoltre che il segmento di mercato appartenente alla musica in streaming costituisce ora il 38,4% delle entrate totali del mercato discografico, cifra percentuale in grado dunque di colmare i buchi lasciati dal declino dei guadagni relativi al mercato fisico e a quelli relativi ai download, rispettivamente in calo del 5,4% e del 20,5%.

La situazione italiana è fondamentalmente in linea con quanto accade a livello globale. Lo streaming ha superato il mercato fisico nel 2017 sebbene, come sostiene Enzo Mazza, il CEO di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), l’intero settore di mercato abbia riscontrato un calo dovuto a problematiche contrattuali.

Lo stesso Mazza tiene tuttavia a sottolineare che lo streaming musicale risulta in crescita in Italia nei primi mesi del 2018 (in positivo del 67,5%) superando il mercato fisico anch’esso in crescita in questo primo trimestre dell’anno ma solo del 5,8%. Insomma, piaccia o non piaccia la direzione è ormai questa.

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