La sentenza della Corte d’Appello di Torino circa il nesso fra un particolare tipo di tumore al cervello e l’utilizzo degli smartphone ha creato molto scalpore fra la società civile e quella scientifica. I primi si sono visti riconoscere un timore latente, forse taciuto, da ormai diversi anni (se non decenni), i secondi invece ne contestano il merito – possono i giudici avere nozioni tali da dichiarare cosa può provocare il cancro e cosa no?

A che punto è la ricerca sui tumori e l’uso del telefono

Sentenze a parte, alcuni centri di ricerca continuano a portare avanti diversi studi per valutare i rischi per la salute legati all’utilizzo degli smartphone. Come viene evidenziato su Dataroom della Gabanelli, una ricerca del National Toxicology Program del 2018 e quella dell’Istituto Ramazzini evidenziano un aumento dei glioblastomi e dei tumori delle cellule di Schwann a seguito di un utilizzo prolungato del telefono.

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Gli esperimenti hanno simulato l’utilizzo quotidiano del cellulare a intermittenza su cavie in presenza di radiofrequenze a 900 MHz, mentre altri esperimenti hanno invece visto l’esposizione delle cavie alle antenne 3G per tutto il giorno.

In altri test i ratti sono stati sottoposti a una esposizione più blanda, per circa 2 ore al giorno, producendo un risultato negativo. Questa differenza di dati ci porta a considerare il tipo di radiofrequenze a cui si viene esposti e per quanto tempo.

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In attesa di avere ancora più dati a disposizione per capire bene il nesso fra l’uso del cellulare e l’insorgenza di patologie, è sempre meglio osservare le seguenti precauzioni:

  • evitare di tenere il telefono poggiato all’orecchio, meglio se tenuto a 5 cm;
  • utilizzare auricolari per le chiamate;
  • non telefonare mentre si è in auto o in treno;
  • disattivare il Wi-Fi di notte e non lasciarlo acceso vicino il cuscino;
  • per i maschi è importante evitare di portarlo nelle tasche dei pantaloni.