I selfie sono ormai quasi più diffusi delle fotografie “tradizionali”: alzi la mano chi non ha periodicamente la bacheca dei social intasata di autoscatti. Forse d’ora innanzi questa tendenza verrà invertita, poichè uno studio ha rivelato che grazie ai selfie alcuni malintenzionati pratici nell’uso della tecnologia potrebbero arrivare addirittura al furto della nostra identità. Come può avvenire tutto ciò? Ecco la spiegazione.

L’aumento del rischio va di pari passo con l’aumento delle performance offerte dalle fotocamere dei dispositivi. Isao Echizen, professore all’istituto nazionale di informatica del Giappone, ha dichiarato di essere riuscito a ottenere le impronte digitali di più persone che si sono esposte in fotografie scattate a meno di 3 metri di distanza dallo smartphone. Questo ci lascia intendere che i rischi siano reali, sebbene (almeno per il momento) sia piuttosto improbabile che le condizioni di luce e postura del soggetto siano ideali per carpire le informazioni dei suoi polpastrelli. Di sicuro mettersi in posa con il segno della pace (la classica “V” disegnata con le dita) non aiuta.

C’è anche un ulteriore aspetto da considerare. Se già adesso si è in grado di decifrare le impronte digitali da uno scatto, cosa accadrà quando gli scanner dell’iride saranno utilizzati massicciamente come metodo di sicurezza per lo sblocco degli smartphone? Ai posteri l’ardua sentenza. Dal canto nostro vi consigliamo di fare ben attenzione a come tenete le mani quando vi immortalate, oppure ad usare dispositivi con fotocamere di scarsa qualità.