Secondo una ricerca condotta dalla Technische Universitat Braunschweig in Germania, sarebbero oltre 200 le applicazioni che utilizzano il software SilverPush per tracciare i comportamenti degli utenti Android. Il tutto avviene all’insaputa degli utenti sfruttando il microfono degli smartphone e una serie di segnali ultrasonici, non percepibili dall’orecchio umano ma perfettamente interpretabili dal software.

Le applicazioni rimangono in attesa di segnali emessi dagli spot pubblicitari in TV permettendo alle compagnie che utilizzano questa tecnologia di tracciare le abitudini e gli spostamenti degli utenti. In alcuni casi sarebbe possibile aggirare l’anonimato promesso da servizi come Tor e Bitcoin, utilizzati proprio per la difficoltà di tracciabilità.

Hitesh Chawla, fondatore di SilverPush, si dice sorpreso di questi numeri in quanto lo sviluppo del software è stato sospeso alla fine del 2015 e da oltre sei mesi i server della compagnia non ricevono ping, che dovrebbero invece essere inviati ad ogni attivazione di applicazioni create con il Software Development Kit di SilverPush.

Al momento i ricercatori non sono riusciti a trovare traccia delle trasmissioni ultrasoniche in TV ma sono certi che l’incremento di applicazioni che si appoggiano a SilverPush stiano a significare che la pratica sia in uso e che possa espandersi nel prossimo futuro.

Google afferma che ogni applicazione deve dichiarare come vengono raccolti i dati e come vengono condivisi, ma non ha spiegato perché siano tuttora presenti nel Play Store applicazioni che raccolgono dati all’insaputa dell’utente. I segnali ultrasonici, chiamati beacon, possono essere emessi anche da comuni diffusori audio presenti nelle attività commerciali che possono così inviare messaggi pubblicitari ad-hoc quando i potenziali clienti si avvicinano a determinati reparti.

Per maggiori dettagli potete consultare il testo integrale della ricerca a questo indirizzo.