Molti utenti sono convinti che acquistando uno smartphone cinese ci sia il rischio che i propri dati personali finiscano in quel paese e non ci sia modo di sapere come vengono utilizzati. La realtà è che anche un qualsiasi altro smartphone, anche interamente prodotto in Italia, potrebbe, con le giuste applicazioni installate, inviare ad insaputa dell’utente, dati personali e sensibili verso alcuni server situati in Cina.

Responsabile della raccolta di tutte queste informazioni sarebbe Baidu, il colosso cinese dei motori di ricerca che raccoglie perfino l’IMEI dello smartphone, senza peraltro cancellarlo dai propri database in nessun modo. Le autorità cinesi hanno il pieno accesso ai dati raccolti, nel pieno rispetto delle leggi locali che impongono simili misure. Con la scusa della sicurezza nazionale il governo cinese può identificare potenziali “minacce” che arrivano da attivisti democratici o sostenitori dei diritti dell’uomo.

Sono migliaia le applicazioni Android che utilizzano il development kit di Baidu, molte delle quali sono distribuite attraverso il Play Store, come accade, ad esempio, a ES File Explorer, noto file manager installato globalmente da oltre 300 milioni di utenti. Al momento sembra che Baidu non raccolga informazioni personali dai dispositivi Apple ma risulta molto più difficile capire fin dove si sia spinta Baidu a causa delle maggiori protezioni inserite da Apple nel proprio sistema.

Il problema principale è che i dati raccolti da Baidu possono essere visti anche da società di marketing, che li utilizzano per campagne pubblicitarie mirate, basate anche sulle località visitate. Quello della privacy è un problema che sta diventando molto serio, come fa notare la società statunitense Appthority che segnala come il 100% delle applicazioni comunemente utilizzate sugli smartphone aziendali abbia problemi di privacy.

Alcune applicazioni fanno impallidire l’operato di Baidu visto che arrivano ad esportare rubriche, informazioni del calendario e messaggi personali, inoltrando la maggior parte di queste informazioni verso server cinesi. Anche le leggi create a difesa della privacy faticano a trovare applicazione in determinati frangenti, permettendo a società senza scrupoli di impadronirsi dei dati personali di milioni di utenti.

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