Roomba è uno dei brand più famosi nel settore della pulizia domestica, forte di numerosi robot studiati per rimuovere lo sporco dai pavimenti anche nei punti più difficili da raggiungere.

Data la concorrenza sempre più agguerrita, la dirigenza di Roomba potrebbe presto cambiare i propri piani e stringere nuove collaborazioni con grandi aziende del mondo della tecnologia, come Amazon, Apple e Google.

Pare, infatti, che l’idea sia quella di vendere a tali colossi alcune delle informazioni relative agli appartamenti in cui i robot Roomba vengono utilizzati, come le loro dimensioni, la distribuzione degli arredi, la superficie complessiva, il livello dell’illuminazione, ecc.

Tali dati, che a prima vista potrebbero sembrare insignificanti, sarebbero di grande utilità per questi colossi della tecnologia, che avrebbero nuovi database per indirizzare al meglio le proprie pubblicità e i servizi offerti a ciascun utente in base alle sue effettive necessità.

iRobot, l’azienda che produce i dispositivi Roomba, ha assicurato che non venderà i dati dei suoi utenti senza il loro permesso espresso anche se, per usare l’app ufficiale di tali device, pare sia necessario fornire il consenso alla condivisione delle informazioni personali con vari partner dell’azienda.

Aggiornamento del 31 luglio 2017: iRobot, tramite l’ufficio stampa italiano, ci ha fatto sapere che la notizia è frutto di un’interpretazione errata delle dichiarazioni di Colin Angle, CEO di iRobot, da parte di Reuters. Così ha dichiarato:

“iRobot non vende i dati dei clienti. Gli utenti per la nostra azienda vengono sempre al primo posto. Non violeremmo mai la fiducia dei nostri clienti vendendo o sfruttando i loro dati personali, inclusi quelli raccolti dai nostri prodotti connessi. Finora, i dati raccolti da Roomba hanno consentito di pulire efficacemente la casa e di fornire all’utente informazioni sulle prestazioni di pulizia del dispositivo. iRobot ritiene che in futuro questi dati potrebbero offrire un valore ancora maggiore ai clienti, consentendo alla casa intelligente e ai dispositivi al suo interno di funzionare meglio, ma sempre a seguito del loro esplicito consenso.”