Si è finalmente concluso il dibattimento che vedeva coinvolte Google e Oracle in merito all’uso senza licenza di alcune API Java da parte del colosso di Mountain View. La giuria ha ravvisato gli estremi del fair use da parte di Google scagionandola dalle accuse.

Oracle sosteneva che nello sviluppo di Android fossero state copiate ben 37 API Java, protette da licenza per la quale Google non avrebbe mai pagato un solo centesimo. Nel corso del dibattimento, durato pochi giorni, Oracle aveva cercato di dimostrare come utilizzando le API incriminate Google fosse riuscita a creare un sistema operativo che le aveva permesso di guadagnare oltre 42 miliardi di dollari.

Oracle, che dopo il decollo di Android aveva visto drasticamente colare a picco la possibilità di realizzare un sistema operativo mobile basato su Java, cercava quindi di ottenere un risarcimento, quantificato in poco più di 9 miliardi di dollari.

Google si è dichiarata ovviamente entusiasta del verdetto dichiarando:

“Il verdetto di oggi che afferma il fair use delle API Java da parte di Android rappresenta una vittoria per l’ecosistema Android, per la comunità di programmatori Java e per gli sviluppatori software che si appoggiano a linguaggi di programmazioni aperti e liberi per costruire prodotti innovativi.”

Dal canto suo Oracle ha incassato il colpo a denti stretti preannunciando immediatamente ulteriori azioni legali:

“Crediamo fermamente che Google abbia sviluppato Android copiando in maniera illegale la tecnologia base di Java per entrare nel mercato dei dispositivi mobili Oracle ha intrapreso questa azione legale per fermare il comportamento illegale di Google. Crediamo che ci sia molto terreno per un appello e intendiamo riportare il caso alla corte di Appello.”

 

Già quattro anni fa una giuria aveva dato ragione a Google, ma la sentenza era stata ribaltata da una corte di appello. Speriamo che la cosa non si ripeta per evitare di innescare un ciclo infinito che, come dimostrano le tante battaglie legali avvenute negli ultimi anni, arricchiscono solo gli studi legali e non portano a soluzioni definitive.

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