Dopo la recente punizione in Germania, anche il Garante per la protezione dei dati personali italiano inizia ad investigare sulla vicenda dello scambio di dati tra WhatsApp e Facebook (data-sharing).

Lo scorso agosto, gli utenti WhatsApp hanno visto comparire un avviso sull’app relativo ad un cambiamento del trattamento e l’uso dei dati sensibili. Apparentemente innocuo, questo permette la condivisione di alcuni dati sensibili di WhatsApp con Facebook. Sfortunatamente, in pochi erano realmente informati sui fatti e la maggior parte degli utenti hanno accettato la novità senza battere ciglio.

I mezzi, il metodo e le finalità della mossa di Facebook non sembrano aver convinto il Garante della privacy italiano che ha avviato un’istruttoria nei confronti del colosso statunitense. In particolare, il Garante ha chiesto le seguenti informazioni:

  • Tipologia di dati che WhatsApp condivide con Facebook
  • Modalità di acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati
  • Le misure per garantire l’esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy

Quest’ultimo punto merita una spiegazione più approfondita. In Italia, i cittadini sono padroni dei propri dati personali (identificativi, sensibili e giudiziari) e pertanto, è possibile richiederne la cancellazione (e modifica) da qualsiasi banca dati, anche quella di Facebook. Il problema è che WhatsApp permette di revocare il consenso alla condivisione dei dati personali con Facebook solo entro un mese dall’accettazione dei nuovi termini. Com’è facilmente intuibile, questo sistema potrebbe non essere conforme alla normativa italiana.

Per concludere, il Garante ha chiesto un chiarimento in merito alla condivisione dei dati degli utenti WhatsApp con la società di Menlo Park. Questo è un aspetto particolarmente importante poiché, nell’informativa originariamente resa agli utenti WhatsApp non c’era alcun riferimento alla finalità di marketing.

Per capire cosa accadrà e come si evolverà la vicenda, dovremo aspettare la risposta ufficiale di Facebook che questa volta sembra aver agito un po’ alla carlona.