Non è certo una scoperta sentir dire che le applicazioni tendono a raccimolare più dati utente di quanto sia necessario, dato l’enorme numero di società che fonda i propri profitti sulle abitudini dei consumatori, ma sentire le alte percentuali di quelle che agiscono in questo modo fa un certo effetto.

Uno studio cinese dello Shangai Consumer Protection Committee ha infatti rivelato che ben 46 su 52 delle più popolari app dedicate alla navigazione, ai metodi di input, ai video ed i browser web richiedono molti più permessi del dovuto: il 90% quindi fa sorgere più di qualche dubbio sulla privacy.

Le percentuali scendono un po’ se si analizzano le applicazioni dedicati agli “stili di vita” e ai viaggi: 25 su 39 raccolgono troppi dati sensibili. Gli utenti stessi cadono però troppo facilmente in queste trappole: in molti infatti accettano di concedere tutti i permessi quando installano un’applicazione senza chiedersi quali siano le conseguenze.

Non parliamo di chi si appunta qualunque cosa sul calendario: il 60% dei consumatori vi salva anche le faccende più importanti, non sapendo che i calendari elettronici possono accedere a tutte le informazioni scritte ed analizzarle approfonditamente. C’è persino chi si annota i segreti commerciali della propria azienda, rischiando di divulgarli a propria insaputa, in particolare con l’uso di calendari di terze parti di dubbia provenienza.

La grande quantità di permessi concessi a queste applicazioni è un problema anche se non vi si salvano informazioni personali: com’è lecito aspettarsi, sono infatti in grado di analizzare gran parte del sistema su cui sono installate, prelevando anche dati secondari e monitorando le azioni compiute dall’utente.

Non sono solo i segreti commerciali e le “foto di gatti” ad essere a rischio: le applicazioni utilizzano spesso i loro permessi aggiuntivi per finalità di spam, cercando email e numeri di telefono. Se ricevete tante telefonate e messaggi indesiderati può darsi quindi che sia colpa di un’applicazione di dubbia provenienza installata sul vostro telefono. Lo spam in alcuni casi può essere talmente tanto ben piazzato da risultare inquietante: un uomo si è segnato sul calendario la previsione di nascita di suo figlio e nei giorni a ridosso della data prevista ha cominciato ad essere bombardato da pubblicità spammose riguardanti prodotti per neonati.

La conclusione è che nessuna applicazione dovrebbe essere installata con leggerezza e che non dovremmo salvare i nostri dati personali in quelle sconosciute, ma questo già lo si sapeva: lo studio dell’SCPC, nonostante fosse localizzato in Cina, non ha fatto altro che confermare quanta poca attenzione prestino le persone alla propria privacy.