Google ha recentemente aggiunto un nuovo documento alla sezione Core Topics della AOSP, svelando così una novità implementata a partire da Android 15.

La più recente versione di Android è la prima in assoluto a supportare il refresh rate adattivo, una funzionalità che permette finalmente di sfruttare appieno le potenzialità dei pannelli LTPO sugli smartphone del robottino verde, aprendo le strade ad alcuni vantaggi.

Android 15 implementa il supporto al refresh rate adattivo

Nel panorama Android, sempre più smartphone offrono pannelli con supporto a refresh rate elevato (maggiore rispetto agli anacronistici 60 Hz): è sempre più frequente trovare display a 90 Hz o addirittura a 120 Hz, anche se con supporto a poche frequenze di aggiornamento fisse (60, 90 o 120 Hz, appunto); questo perché tali pannelli non supportano il refresh rate variabile.

Su un numero sempre crescente di flagship e smartphone Android di fascia alta è invece quasi scontato trovare pannelli LTPO, in grado di supportare la frequenza di aggiornamento variabile. Recentemente, tuttavia, si è scoperto che questa funzionalità non era supportata a livello software dal sistema operativo.

Come anticipato in apertura, infatti, Android 15 è la prima versione di Android a implementare il supporto al refresh rate adattivo (ARR), una funzionalità che permette allo schermo dei dispositivi del robottino verde di regolare automaticamente la frequenza di aggiornamento in base al contenuto visualizzato e alle azioni dell’utente.

Cosa cambia con il refresh rate adattivo?

A partire da Android 11, il sistema operativo Android è in grado di supportare più frequenze di aggiornamento (multiple refresh rate, MRR): in sostanza, il sistema operativo indica al display di switchare in automatico tra varie modalità di visualizzazione “discrete” supportate (ad esempio da 1080p @ 60 Hz a 1080p @ 90 Hz).

Alcuni smartphone Android di punta già in commercio sono in grado di mostrare contenuti anche a 1 Hz o 10 Hz attraverso i loro pannelli LTPO, anche se queste possibilità sono legate ancora all’MRR sopra-citato (semplicemente i produttori hanno implementato nuove modalità di visualizzazione a quelle di base).

L’aggiunta del supporto al refresh rate adattivo (ARR) porta principalmente due vantaggi secondo Google:

  • Riduzione del consumo energetico: dato che l’ARR consente ai dispositivi di mantenere il display a frequenze di aggiornamento più basse (rispetto a quella massima) per impostazione predefinita, passando a frequenze di aggiornamento più elevate in base al contenuto mostrato.
  • Miglioramento delle prestazioni: secondo Google, il cambio di modalità di visualizzazione provocava rallentamenti (mentre con l’ARR è qualcosa di automatico).

Nei pannelli con supporto all’ARR, la frequenza di sincronizzazione verticale (VSync) e la frequenza di aggiornamento del display sono disaccoppiate, consentendo alle due frequenze di aggiornamento di cambiare all’interno di una singola modalità di visualizzazione, in base al framerate del contenuto mostrato.

Nella documentazione fornita, il colosso di Mountain View asserisce che questa implementazione del refresh rate adattivo consente ai pannelli di funzionare esclusivamente a frequenze di aggiornamento che sono divisori dell’effetto tearing (o strappo dello schermo); siamo quindi molto lontani rispetto, ad esempio, alla variazione di frame rate che vediamo quando giochiamo da PC.

La seguente immagine mostra un display con frequenza di VSync a 240 Hz (periodo di 4,16 ms) e refresh rate massimo a 120 Hz: il frame successivo potra essere mostrato a ogni multiplo di Vsync (48, 60, 80, 120 Hz ad esempio) di distanza dall’ultimo frame.

Android 15 - Adaptive Refresh Rate Example

La funzionalità non è disponibile su tutti i dispositivi che si aggiornano ad Android 15

Per raggiungere l’obiettivo, il team di sviluppo di Android ha implementato nuove API di tipo HAL (Hardware Abstract Layer) Hardware Composer (HWC) e alcune modifiche alla piattaforma. Dall’altro lato, i vari produttori devono implementare modifiche al kernel e la versione 3 delle API android.hardware.graphics.compose3 nelle proprie ROM basate su Android 15.

I Google Pixel 7 e modelli successivi degli smartphone Made by Google, così come gli smartphone spinti dal SoC Snapdragon 8 Elite di Qualcomm, hanno questa API HAL HWC aggiornata alla versione 3, mentre gli smartphone della Google Pixel 6 e i dispositivi spinti dal SoC Snapdragon 8 Gen 3 non ce l’hanno.

È quindi probabile che molti dispositivi che verranno aggiornati ad Android 15 non andranno a ricevere questa funzionalità a causa degli effetti del programma Google Requirements Freeze (GRF) (in breve, consente di mantenere il kernel invariato per più versioni di Android rispetto a quella di partenza, non lasciando spazio per implementazioni del genere).