Android e il suo universo di dispositivi mobili (e non solo) attualmente supporta due tipi di “architetture” ISA (Instruction set architecture) ossia ARM e Intel x86 con la prima che domina il panorama tecnologico in questo ambito nonostante alcuni campanelli d’allarme provenienti dai partner commerciali, ai quali l’azienda fornisce la licenza previo versamento di royalty, e dallo stesso proprietario, la holding Softbank, che ha più volte accarezzato l’idea di vendere ARM senza alcun successo.

Google punta forte su RISC-V per ridurre la propria dipendenza da ARM

L’architettura RISC-V è, di fatto, libera e priva di royalty dunque molto appetibile sia per le piccole aziende che vogliono realizzare dispositivi economici dedicati all’internet of things quanto per i colossi come Google che puntano a ridurre la propria dipendenza da ARM; azienda sempre più imprevedibile a causa degli ultimi avvenimenti come la mancata cessione a Nvidia e la causa intentata contro Qualcomm a seguito dell’acquisizione di Nuvia.

Ebbene, Google sta cercando alternative concrete e pare abbia messo nel mirino l’architettura open source Reduced Instruction Set Computer V (RISC-V, pronunciata “Risk Five”) partecipando al recente summit su RISC-V e il progetto AOSP nella persona di Lars Bergstrom, ingegnere responsabile del progetto Android.

Nel corso del suo intervento, Bergstrom ha definito RISC-V una piattaforma di primo livello per Android al pari di ARM annunciandone ufficialmente il supporto. L’ingegnere ha inoltre delineato una tabella di marcia per la completa adozione della nuova architettura da parte di Android che dovrebbe impiegare “molti anni” per essere realizzata. Nonostante questo, qualcosa ha iniziato già a muoversi in tal senso poiché è possibile scaricare una versione embrionale di Android per RISC-V a cui manca ART (Android Runtime) anche se Bergstrom ha promesso il rilascio in tempi brevi di un emulatore che possa supportarlo.

RISC-V

Menzioniamo, peraltro, come Google abbia già una discreta familiarità con la nuova ISA in quanto si è avvalso dell’architettura RISC-V per la realizzazione del suo Titan M2, il chip di sicurezza della casa di Mountain View presente su Pixel 6, 6 Pro, 6a e sui nuovi Pixel 7, 7 Pro e presumibilmente sul prossimo Pixel 7a il cui lancio pare dietro l’angolo.

Da un punto di vista prettamente pratico, il passaggio a RISC-V non comporterebbe nessun tipo di lavoro aggiuntivo per gli sviluppatori grazie ad ART che consentirebbe di tradurre il codice seguendo le istruzioni native di RISC-V piuttosto che di ARM.

RISC-V rappresenterebbe una scommessa sicura per Google anche da un punto di vista geopolitico poiché l’azienda ha le basi in Svizzera, Paese neutrale per eccellenza che consentirebbe di mediare tra Stati Uniti e Cina scongiurando eventuali malcontenti.

Non ci resta che attendere per capire come si evolverà la partnership tra RISC-V e Google, a che punto un dispositivo Android basato sulla nuova architettura open source farà il suo debutto sul mercato e quali conseguenze avrà questa collaborazione sul resto dell’industria.

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