Un nuovo studio prende in esame il Google Play Store usato nel mondo Android e l’App Store di Apple e riporta un risultato piuttosto sconcertante: entrambi gli store sono pieni di applicazioni obsolete, al punto tale che il totale di queste supera quello delle app che vengono regolarmente aggiornate.

Lo studio, intitolato “The Abandoned Mobile Apps Report”, è stato condotto dal team di analisti di Pixalate con la finalità dichiarata di aiutare Apple — con i numeri rilevati — a realizzare il suo apparente desiderio di pare pulizia delle applicazioni obsolete.

Quali e quante app abbandonate su Google Play Store e App Store

Partiamo con il dire che il report finale dello studio prende in esame sia le applicazioni del Play Store di Google che quelle dell’App Store di Apple e che, ai fini del computo, il team di Pixalate ha classificato come abbandonate tutte quelle applicazioni che non hanno ricevuto alcun nuovo aggiornamento negli ultimi due o più anni.

Ebbene, mettendo insieme i dati dei due store di riferimento di Android e iOS riferiti al primo trimestre del 2022, sono state conteggiate più di 1,5 milioni di applicazioni abbandonate. Queste corrispondono a circa il 33 percento del totale delle app prese in esame (poco più di cinque milioni) nello studio.

Di contro, il report segnala “soltanto” 1,3 milioni di app che sono state aggiornate almeno una volta negli ultimi sei mesi, classificandole come “aggiornate di recente“.

Stando allo studio, gli utenti Apple se la passano peggio: di tutte le app offetto di studio, il 58 percento di quelle non aggiornate da oltre 5 anni proviene dall’App Store, che rappresenta anche il 53 percento di quelle non aggiornate da 4-5 anni. Contestualizzando tali percentuali, un portavoce di Pixalate ha riferito che «Ci sono più app sul Google Play Store (~3,2 milioni) che sull’App Store (~2 milioni), ma quelle abbandonate da 5+ anni sono più numerose nello store Apple».

Questi numeri non sono fini a se stessi, anzi vanno presi seriamente in considerazione, in quanto le applicazioni obsolete o non aggiornate con regolarità rappresentano un potenziale elemento di rischio per la sicurezza degli utenti. Si pensi ad eventuali vulnerabilità annidate nel loro codice, scoperte in un secondo momento e non risolte con apposite patch, che lasciano gli utenti — il più delle volte del tutto ignari di ciò — esposti al rischio di attacchi. Un studio risalente ad un paio di anni fa di Synopsys, azienda di automazione del design, metteva in evidenza come all’incirca il 90 percento delle app presenti sul mercato e oggetto di analisi contenessero componenti open-source poco sicure o non aggiornate e probabilmente di terze parti. Se a questo si aggiunge che anche il codice first-party (quello dello sviluppatore di turno) porta una propria dote di bug, appare evidente come il rischio al quale delle app non aggiornate regolarmente espongono gli utenti iOS e Android sia tutt’altro che trascurabile.

Google e Apple si stanno muovendo (in modi diversi)

I dati appena riferiti non sono ovviamente nuovi per Google e Apple, che conoscono molto bene il numero esorbitante di app obsolete attualmente presenti su Play Store e App Store e anche quanto poco desiderabile sia la situazione attuale. Per la verità, sia il colosso di Mountain View che quello di Cupertino hanno già iniziato a muoversi per porre rimedio al problema, ciascuno a modo proprio.

Per quanto riguarda Apple, ad esempio, il limite di tempo di due anni che il team di Pixalate ha utilizzato come discrimen per le app obsolete è di un anno più breve rispetto a quello impiegato da Cupertino. Di recente, infatti, Apple ha minacciato di fare piazza pulita delle app non aggiornate, classificando però come obsolete quelle non aggiornate da un minimo di tre anni. La minacciata rimozione tocca anche le app che non abbiano raggiunto una soglia minima di download lo scorso anno.

Quanto al Play Store, Google ha messo in campo diverse iniziative in tema di sicurezza negli ultimi tempi. Con riferimento alle app obsolete, Big G ha fatto riferimento ad un parametro diverso: a partire dal 1° novembre 2022, le app esistenti che non raggiungono un livello API entro due anni dall’ultima versione principale di Android non saranno disponibili per il rilevamento o l’installazione per i nuovi utenti con dispositivi basati su release del sistema operativo superiori all’API usata in tali app. Per maggiori dettagli, potete leggere il nostro articolo dedicato.

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