Un nuovo report realizzato dall’Osservatorio Civic Brands, progetto realizzato da Ipsos in collaborazione con Paolo Iabichino, ci fornisce un quadro interessante sulle abitudini degli italiani e sull’importanza che attribuiscono ai brand delle varie aziende che realizzano i prodotti che acquistano.

L’Osservatorio Civic Brands ha condotto un’indagine con 30 domande che hanno coinvolto 1.000 persone di età compresa tra i 18 anni e i 65 anni con l’obiettivo di valutare e analizzare quella che viene chiamata “say-do gap”, ossia la differenza tra quanto viene dichiarato dalle persone e quello che è il loro effettivo comportamento.

L’Osservatorio Civic Brands propone un nuovo modello di business

Stando a quanto emerge da tale studio, il 43% dei consumatori dichiara di avere smesso di acquistare prodotti o servizi da alcune aziende in quanto è rimasto deluso dal loro comportamento e ciò sembra confermare quanto emerge anche da altre indagini, ossia che i consumatori vanno via via acquisendo sempre più consapevolezza e capacità di giudicare il lavoro delle aziende a cui si affidano.

E ancora, da tale studio emerge che il 39% dei consumatori ritiene che sia compito dei principali brand incentivare i comportamenti responsabili, a fronte del 26% che invece crede tale compito spetti ai governi.

Secondo il 63% degli intervistati i grandi brand, oltre a vendere prodotti o a offrire servizi, dovrebbero agire in prima persona rispetto a questioni sociali rilevanti e il 67% si spinge ancora oltre, ritenendo che le imprese dovrebbero cambiare il proprio modo di vivere e operare per la società.

L’83% degli intervistati ritiene che un brand per essere definito “civico” deve prestare attenzione a ciò che gli sta intorno, a partire dalla qualità della vita dei propri dipendenti e proseguendo con il territorio che lo ospita, con azioni concrete su questioni delicate e fondamentali come i diritti civili, il razzismo e la parità di genere. E da questo punto di vista un aiuto potrebbe arrivare proprio dai consumatori, che potrebbero suggerire le azioni e le iniziative da supportare per migliorare la società in cui vivono.

Paolo Iabichino, Direttore Creativo e co-founder dell’Osservatorio Civic Brands, ci tiene a precisare che “il 31% degli intervistati si trova molto d’accordo nel ritenere che una marca o azienda, che oggi non agisce concretamente in tema di sostenibilità ambientale, non può avere futuro”  e suggerisce che le aziende devono iniziare a sviluppare un nuovo modello di business che si occupi anche di sociale e progetti volti a migliorare la qualità della vita dei territori in cui si trovano a operare.

In pratica, l’impegno civico di un brand ha una ricaduta economica concreta e riuscire a cogliere questa opportunità potrebbe fare la differenza.

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