AnTuTu BenchMark ha caricato nei giorni scorsi una lunga serie di grafici che mostrano un’analisi delle singole specifiche, principalmente concernenti l’hardware installato nei dispositivi maggiormente usati nel corso del 2020, specificando la percentuale di smartphone con a bordo quello specifico hardware a livello globale.

AnTuTu mostra gli smartphone più usati dagli utenti nel corso del 2020

Lunga, ma anche molto esaustiva, la serie di grafici caricati da AnTuTu mette in risalto i trend più ricercati di determinate specifiche e come questi stiano evolvendo, così come l’hardware più vecchio che via via sta scomparendo. Il primo grafico in assoluto riguarda le dimensioni del display. Com’è possibile vedere dal grafico, la quasi totalità dei display hanno dimensioni superiori ai 6 pollici, scelta da un lato propria dell’utente, dall’altro determinata da ciò che si trova sul mercato, in quanto non di rado mi è capitato un amico o un parente, soprattutto se di una certa età e meno avvezzo alla tecnologia, che nel cambiare lo smartphone lamentasse la quasi totale assenza di dispositivi più compatti e con dimensioni del display più contenute.

Tale classifica, pertanto, più che dipendere da una scelta vera e propria dell’utente, si può dire che dipenda da scelte di marketing delle aziende produttrici di smartphone. Ad ogni modo, a strappare il primo posto è la categoria di display di 6,5 pollici, con il 16,7% di market share, mentre i display da 6,7 e 6,4 pollici si contendono il secondo posto sul podio con una percentuale rispettivamente del 13,9 e del 13,8%. Gli altri, tutti più piccoli ad eccezione del solo 6,6 pollici con 12,9% del market share, vanno via via diminuendo fino ad arrivare ad un misero 3,7% per i 5,5 pollici, che tenderanno prima o poi a scomparire, fino al 3,2% per i 6,1 pollici, anch’essi più piccoli della media e maggiormente difficili da reperire in commercio.

AnTuTu Global Users’ Preferences for Android Phones for Q4 2020

Discorso a parte per quanto riguarda la risoluzione del display, che in tal caso dipende quasi sempre dalla fascia di appartenenza dello smartphone. Ad ogni modo, è sempre più difficile trovare display a bassa risoluzione tra cui 720×1520 e 720×1560 con un market share dell’1,8% e del 2,0%. Spesso, queste risoluzioni sono proprie della fascia bassa ma altrettanto spesso appartengono alla categoria di smartphone cinesi, intendendo con questo termine le marche poco note e di bassa qualità che si trovano (quasi sempre) sotto i 100 euro. Per quanto riguarda i marchi più blasonati, anche i telefoni appartenenti alle fasce più basse di questi ultimi, in genere non montano mai pannelli al di sotto di una certa risoluzione ed è difficile trovare risoluzioni così basse.

Trend in crescita per quanto riguarda gli smartphone ad elevati DPI, praticamente quasi tutti dotati di risoluzione FullHD+, col lato corto fisso a 1080 pixel e quello lungo generalmente dipendente dalle proporzioni del pannello. In totale, il FullHD+ rappresenta ben il 72,6% del market share, all’interno del quale troviamo sul podio le risoluzioni 2340×1080 col 29,3% e 1080×2400 con il 26,2%.

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Sui processori il discorso resta più o meno invariato rispetto agli anni precedenti, con Qualcomm che continua a dominare il mercato col 58,5% del market share grazie ai suoi Snapdragon, seguito a ruota da MediaTek (14,9%), Samsung coi suoi Exynos (13,0%) e Hisilicon con i Kirin (12,3%). Sempre riguardo i processori, la soluzione octa-core si accaparra la fetta sensibilmente più grande in assoluto, con il 96,3% del market share, mentre i chipset hexa-core restano l’assoluta minoranza con solo lo 0,3%.

AnTuTu Global Users’ Preferences for Android Phones for Q4 2020

Global Users’ Preferences for Android Phones for Q4 2020

Crescite anche in termini di RAM, ma non eccezionali. Alcuni marchi stanno infatti offrendo da qualche tempo dispositivi con installati ben 12GB di RAM, ma rappresentano ovviamente la minoranza visto che appartengono ad una fascia di prezzo sensibilmente più alta e che la stragrande maggioranza degli utenti opta per dispositivi low-cost, quasi sempre sotto i 200-250 euro. Basta poco per capire che è davvero difficile, anzi, impossibile trovare 12GB in un dispositivo così economico, tant’è che il mercato dei 6GB e dei 4GB raccoglie tuttora la fetta più grande degli smartphone in commercio, rispettivamente col 35% ed il 24,1%. In crescita i dispositivi con 8GB, con un punteggio del 22,6%, mentre in forte riduzione troviamo le soluzioni da 3GB (7,8%) e 2GB (2,9%).

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Discorso analogo (ma non identico) per la RAM si può fare per quanto riguarda la ROM, la memoria installata nel dispositivo. Infatti, ormai, sempre più telefoni di fascia media e bassa offrono un quantitativo di memoria interna anche pari a quello di dispositivi di gran lunga più costosi, con una grande varietà di smartphone sotto i 200 euro che offrono fino a 128GB, valore che infatti si attesta al primo posto col 45,5%.

Al secondo posto troviamo ancora smartphone con 64GB (29,8%) anche se tale valore è in ribasso rispetto all’anno scorso e man mano tenderà a ridursi sempre più, ma almeno per il momento non è destinato a scomparire visto l’altrettanto elevato numero di dispositivi low-cost venduti con ancora questo taglio di memoria installato al loro interno. Ancora molto bassa la percentuale di dispositivi con 256GB, taglio di memoria dedicato principalmente a top di gamma o comunque a dispositivi ben al di sopra della fascia bassa, mentre in riduzione troviamo ancora i tagli da 32GB (9,3%) e 16GB (1,5%). Praticamente inesistente la fascia da 512GB, attualmente presente su davvero pochissimi dispositivi di fascia alta e che rappresentano, almeno per il momento, un budget ancora troppo elevato per la stragrande maggioranza degli utenti.

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Infine, un occhio alle versioni Android installate sui device più usati nel 2020. Ricordando che ormai il robottino verde è arrivato alla sua undicesima versione e che il team di Google è già al lavoro sulla dodicesima release del proprio sistema operativo, com’era lecito immaginare c’è ancora un’elevata segmentazione, ma meno drammatica di quanto si potesse immaginare. La stragrande maggioranza dei dispositivi porta infatti a bordo la penultima release (Android 10, 78%) ma non mancano smartphone fermi ad Android 9 (11,5%), Android 8 (3,4%) e perfino Android 7 (1,7%). Inevitabilmente, in giro per il mondo vi saranno altri smartphone che montano ancora Android 5 o 6, ma fortunatamente rappresentano una percentuale assolutamente esigua.

Google sta facendo di tutto per ridurre al minimo la segmentazione del settore mobile, che comporta inevitabilmente l’obbligo da parte degli sviluppatori di mantenere in determinati casi la compatibilità con sistemi operativi più vecchi e, di conseguenza, un’applicazione generalmente più pesante e anche meno “innovativa”, a causa dell’impossibilità di sfruttare alcune funzioni software o hardware non presenti in modelli più datati.

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In definitiva, è evidente come stia avvenendo una crescita sia in termini di domanda da parte dell’utenza, sempre più proiettata verso smartphone più veloci e multitasking, sia degli smartphone in sé, ormai sempre più performanti anche quando particolarmente economici. La scelta, inevitabilmente, è dettata anche dal fatto che questo dispositivo è diventato un vero e proprio prolungamento della nostra mano, utilizzato per compiere qualsiasi operazione, dai pagamenti alla navigazione internet, utilizzo di svariate app per motivi lavorativi e ludici e praticamente per tantissime altre operazioni di routine che prima venivano svolte da PC oppure attraverso l’utilizzo di altri device, ormai in disuso.

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