Correva il 2019 quando WhatsApp faceva causa a NSO Group per via di una questione decisamente spinosa e dai risvolti molto delicati. NSO Group, l’azienda israeliana di sicurezza informatica conosciuta in tutto il mondo per le sue operazioni di hacking, aveva utilizzato una falla di WhatsApp per fornire ai suoi clienti l’accesso ai messaggi inviati dai telefoni vittima di un particolare spyware.

WhatsApp non è sola in questa battaglia

In queste ore altre importanti firme hi-tech americane si affiancano a WhatsApp per supportare l’azienda nella causa legale contro l’azienda di sicurezza informatica. NSO Group sviluppa spyware e altri sistemi esplicitamente indirizzati ad offrire l’accesso a telefoni vittima per accedere alle informazioni più private contenute al suo interno, come ad esempio messaggi, foto, documenti e anche la posizione in tempo reale.

Google, Microsoft, Cisco, VMware e la Internet Association, sottolineano a gran voce che la creazione di questo genere di tool è un attacco alla sicurezza degli utenti comuni e pone seri rischi di sicurezza circa la possibilità che questi sistemi possano finire nelle mani sbagliate. Tom Burt, dirigente Microsoft di alto livello, senza giri di parole sottolinea che “i cyber-mercenari non dovrebbero ottenere alcun tipo di immunità” e che NSO Group dovrebbe essere ritenuto responsabile per i tool che sviluppa e per le falle che utilizza per accedere ad informazioni private.

Le società private dovrebbero rimanere soggette a responsabilità quando utilizzano i loro strumenti di sorveglianza informatica per infrangere la legge o ne consentono consapevolmente il loro utilizzo per tali scopi, indipendentemente da chi siano i loro clienti o cosa stiano cercando di ottenere“, si legge nella nota pubblicata sul sito di Microsoft. La speranza è che, spalleggiando WhatsApp in questa importante causa, riusciranno a proteggere gli utenti e l’intera comunità da un utilizzo indiscriminato di questi tool.