Quando Huawei annunciava una procedura legale contro la FCC e la sua volontà di bloccare i fondi UFS per l’acquisto di componenti prodotti anche da ZTE, la compagnia cinese faceva leva sul fatto che la FCC non avesse l’autorità necessaria per imporre il blocco. In queste ore aziende produttrici di chip e software hanno inviato una lettera al segretario del commercio Wilbur Ross puntando il dito proprio contro l’imposizione della FCC.

Nonostante il blocco USA contro Huawei, alcune aziende hanno continuato a vendere componenti vitali a Huawei dimostrando che la maggior parte del lavoro svolto per la creazione di questi prodotti avveniva fuori dagli Stati Uniti. Queste compagnie avevano facoltà di aggirare il blocco solo se dimostravano che il 75% del lavoro veniva svolto all’estero, ma sembra sempre più chiaro che il governo voglia alzare la soglia al 90% a partire dal prossimo gennaio 2020.

Una soglia così alta costringerebbe un gran numero di aziende ad interrompere immediatamente i rapporti commerciali con Huawei, rendendo così ancora più difficile la posizione del colosso cinese rispetto alle tantissime realtà commerciali statunitensi che vorrebbero proseguire ad avere rapporti commerciali bilaterali.

Questa nuova stretta del governo americano non viene accolta con stupore. Sappiamo ormai da qualche settimana che il Mate 30 Pro e l’Y9 Prime 2019 sono i primi smartphone a non disporre di componenti statunitensi, cosa che rende libera l’azienda dal cercare componenti alternativi da aziende che operano fuori dal territorio statunitense.

Mentre Huawei si ritrova nuovamente invischiata in un vortice infinito contro il governo statunitense, il colosso cinese sta affinando le sue armi per crearsi uno spazio indipendente da Google. Sappiamo ormai da diversi mesi che l’azienda sta puntando parecchio su AppGallery, la versione del Play Store di Google ma creata dal colosso cinese.

In un evento organizzato direttamente in Cina dove l’azienda ha anche svelato il prezzo finale e la data di lancio del Huawei Sound X, un membro senior della compagnia ha annunciato che la strategia di Huawei per l’AppGallery sarà quella di portare nell’AppGallery dalle tre alle cinque applicazioni popolari locali nel corso dei prossimi mesi, a partire dalla fine di gennaio 2020.

L’azienda sarebbe quindi intenzionata a seguire un modello differente da paese a paese, anche se conoscendo quali sono i volumi di download delle applicazioni Android più scaricate, sappiamo che sono davvero poche le differenze fra l’Italia e la Francia o la Germania.

Huawei ha inoltre espresso la volontà di creare sempre più eventi per incontrare gli sviluppatori europei – Huawei Developer Day – con cadenza regolare, con un grande evento alla fine di ogni trimestre. L’azienda è conscia del fatto che le fasi iniziali di crescita dell’AppGallery decideranno in buona parte le sorti del brand in Europa, soprattutto in un contesto dove la mancanza dei servizi mobile di Google la pone in forte svantaggio rispetto alle altre aziende.