Google è sempre vigile quando si parla di tenere d’occhio il Google Play Store e la sua mole di app presenti o magari sull’uscio. Ne sono testimonianza i numerosi casi di ban che, per un motivo o per l’altro, hanno fatto piazza pulita di contenuti valutati come pericolosi o in disaccordo con le regole dello store.

Stavolta, Big G prende di mira le app che includono pubblicità definite come disruptive, cioè dirompenti, o meglio, particolarmente invadenti. Sono quasi 600 le app rimosse, molte delle quali provenienti da vecchie conoscenze.

Strategie e app rimosse dal Google Play Store

Una buona percentuale delle app eliminate dal Google Play Store, quasi il 10%, sono figlie di Cheetah Mobile Inc., una compagnia cinese che sviluppa app e giochi. Ebbene, la casa di Mountain View ne ha rimosse 45, per un’azienda che ancora una volta si conferma fra le più problematiche per lo store di app di Google.

Comunque, Cheetah Mobile a parte, c’è da sottolineare che quest’operazione di pulizia non ha mirato a rimuovere le app che presentano al loro interno una gran quantità di annunci, ma solo quelle le cui pubblicità minano l’esperienza utente con lo smartphone. Gli annunci pubblicitari invasivi insomma, quelli che ad esempio obbligano a visualizzare un annuncio video prima di effettuare una determinata operazione.

Resta tuttavia il problema degli escamotage che gli sviluppatori adottano per passare inosservati dall’occhio scrutatore di Google, azienda stessa che sottolinea infatti come “gli sviluppatori malintenzionati siano sempre più esperti nella distribuzione e nel mascheramento degli annunci disruptivi“.