Sono state numerose le compagnie tecnologiche a manifestare preoccupazione dopo la decisione di Donald Trump, il nuovo Presidente degli Stati Uniti, di bloccare l’accesso al Paese per chi proviene da alcune nazioni a maggioranza musulmana; i dipendenti di Google non si sono limitati a qualche parola, ma hanno portato la loro protesta contro Trump per le strade, abbandonando temporaneamente il loro lavoro.

Otto campus e moltissimi Googler, pronti a mostrare solidarietà ai propri colleghi colpiti dalla decisione di Trump: come ben sappiamo, infatti, buona parte delle menti che lavorano dietro ai prodotti tecnologici sviluppati dalle compagnie statunitensi sono tutt’altro che veri “yankee“, ma provengono da tutti gli angoli del globo.

I partecipanti alla protesta hanno utilizzato l’hashtag #GooglersUnite; Google non ha rilasciato un commento ufficiale sulla decisione dei propri impiegati, anche se una fonte vicina a BigG lascia intendere come la compagnia abbia supportato questa decisione dei Googler.

Tanti i dipendenti di Google colpiti dalla decisione di Trump: Soufi Esmaeilzadeh, ad esempio, è il project manager di Google Assistant, e sarebbe stata la portavoce della protesta contro Trump nel campus di Mountain View; iraniana di nascita e con nazionalità canadese, Esmaeilzadeh vive negli Stati Uniti da ben 15 anni, ed è riuscita a tornare nel Paese dopo un confronto con il team legale di Google passando per Boston.

La protesta non è durata molto, ma si tratta pur sempre di un segnale importante che sottolinea la preoccupazione per le misure messe in campo da Trump; voi cosa ne pensate?