Regina Dugan, direttore di Google ATAP, gruppo di ricerca che si muove dietro le quinte dei vari “Project” condotti da Google, ha oggi parlato nel corso del Google I/O di Project Vault. Questo può essere sintetizzato in due parole: sicurezza e trasportabilità. Non a caso, Project Vault altro non è che un mini computer racchiuso in una microSD, le cui funzioni sono quelle di rendere qualsiasi ambiente software incredibilmente più sicuro.google-io-2015-atap0076Vault, rilevabile da qualsiasi dispositivo come una semplicissima memoria di massa esterna, racchiude un processore ARM che esegue il sistema operativo ARTOS, il cui fine primario è incentrato su protezione dei dati e privacy.

Grazie a questa microSD, come ci è stato illustrato in una live Demo nel corso del Google I/O proprio pochi minuti fa, diventa semplicissimo proteggere anche una banale chat. Sfruttando il sistema operativo incluso nella scheda, il cui funzionamento del file system è basato su due soli files, uno addetto alla lettura e l’altro alla scrittura, saremo in grado di criptare tutti i messaggi, che verranno quindi inviati in tutta sicurezza al nostro interlocutore senza il rischio di intercettazioni indesiderate. Nulla potrà sfuggire al processo di criptaggio in quanto tutti i files, nessuno escluso, dovranno passare prima per ARTOS.

Project Vault funzionerà, oltretutto, come un perfetto e sicuro sistema di autenticazione in due passaggi, comodo ed utilizzabile da tutti. Essendo dotato di un file system del tutto comune, sarà semplicissimo sia sfruttarlo da un qualsiasi sistema operativo (Android, Windows, Mac OS X), sia introdurre questa feature in app e siti web dal momento che, come già anticipato, questo potrà essere riconosciuto da qualsiasi device come un normalissimo storage esterno, ovunque noi ci troviamo.google-io-2015-atap0066Sempre Dugan ha espresso la volontà dell’azienda di ricercare un metodo volto ad incrementare ulteriormente i livelli di sicurezza per il mondo mobile e rendere, di fatto, noi stessi le nostre stesse password. L’idea, nota con il nome di Project Abacus e venuta fuori grazie alla collaborazione tra ATAP e numerose Università, si baserebbe su un riconoscimento, compiuto dallo smartphone nei nostri confronti, di caratteristiche che ci rendono “unici”, come il modo di scrivere, quello di mantenere il telefono mentre camminiamo e molto altro.

Probabilmente molti di voi continueranno a preferire le password tradizionali e, al più, la verifica in due passaggi. Come biasimarvi? Ma ciò non toglie che presto questi innovativi e semplificati metodi di riconoscimento prenderanno piede sempre più rapidamente. Per lo più, essendo Project Abacus un insieme di pure funzionalità aggiornabili tranquillamente lato software, ATAP si augura di riuscire a portare questa tecnologia su tutti i sistemi al più presto possibile. E voi, sarete disposti ad adottare questo innovativo sistema di riconoscimento o preferirete continuare ad utilizzare le vostre amate password? Fateci sapere cosa ne pensate, commentando l’articolo!

 

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