Nonostante il costante impegno di Google per rimuovere i malware dal proprio Play Store, ci sono ancora numerose minacce per gli utenti. Una particolare categoria non mette a rischio la sicurezza dei dati, quanto piuttosto quella del proprio portafoglio.

Si tratta delle app fleeceware che offrono funzioni base a costi spropositati. È il caso di applicazioni che chiedono qualche centinaio di euro per cercare immagini salvo poi limitarsi ad aprire Google Immagini. Non si tratta quindi di vere e proprie truffe, quanto di sistemi davvero meschini per raggirare gli utenti meno attenti.

Il fleeceware su Google Play Store

Nonostante alcune applicazioni siano state rimosse, sono ancora numerose le applicazioni che offrono abbonamenti annuali a oltre 200 euro, offrendo poco o nulla in cambio. In alcuni casi sono accompagnate da centinaia di recensioni fasulle per attirare nuovi utenti da “spennare”, nonostante stia crescendo il numero di recensioni negative che mettono in guardia proprio dai rischi del fleeceware.

Palm Secret Fleeceware

Ci sono poi applicazioni come Palm Secret che promette di leggervi il futuro e che è stata scaricata da oltre un milione di utenti. In realtà chiede 30 euro al mese, oppure oltre 100 all’anno, limitandosi ad andare in crash la maggior parte delle volte (probabilmente quando funziona sarà in grado di segnalare una recente fregatura NdR).

Nella maggior parte dei casi il periodo di prova è molto breve, 2-3 giorni, trascorsi i quali scatta l’addebito per l’utente che spesso si ritrova spennato per essersi dimenticato di cancellare la sottoscrizione.

Cosa sta facendo Google

Il problema è noto da tempo a colosso di Mountain View, tanto che lo scorso anno erano state numerose le segnalazioni in merito. Sembra che nei cinque mesi trascorsi non sia stato compiuto alcun passo concreto in avanti, anche a causa della poca chiarezza delle regole del Play Store.

In effetti le applicazioni dichiarano i costi applicati anche nella schermata di presentazione sul Play Store, anche se pochi utenti vanno a controllare, e in effetti nella quasi totalità dei casi offrono qualcosa in cambio della somma richiesta, fosse anche un servizio inutile.

La politica dei rimborsi afferma inoltre che gli utenti non possono richiedere un rimborso per il periodo di fatturazione ma solamente impedire il rinnovo automatico al termine del periodo per cui hanno pagato.

Image Search Smart Search

 

Come contrastare il fleeceware

È auspicabile un intervento serio e concreto da parte di Google nel contrastare questa tipologia di applicazioni. Se gli utenti possono solamente evitare queste applicazioni, o cancellare immediatamente la sottoscrizione, Big G deve fornire migliori strumenti.

Va detto che è quasi impossibile cancellare una sottoscrizione da smartphone e quasi sempre è necessario fare ricorso a un computer. Anche la versione mobile del Play Store dovrebbe garantire la possibilità di cancellare abbonamenti e sottoscrizioni di prova in maniera semplice, garantendo la possibilità di ricevere un promemoria prima dell’effettivo addebito della somma necessaria.

abbonamenti Play Store

Lo stesso promemoria andrebbe visualizzato in fase di disinstallazione dell’applicazione: molti utenti pensano che sia sufficiente cancellare l’app dal proprio dispositivo Android per chiudere il periodo di prova e non vedersi addebitare nulla ma la realtà è diversa. È necessario infatti cancellare la sottoscrizione di prova entro i termini indicati.

È impensabile introdurre un tetto agli acquisti in-app, visto che verrebbe limitata la creatività e la distribuzione di contenuti che potrebbero valere il prezzo richiesto. Gli sviluppatori devono altresì essere liberi di chiedere quanto ritengono giusto in cambio dell’opera del loro ingegno.

Non vanno trascurate le segnalazioni degli utenti, che dovrebbero sistematicamente portare ad accertamenti con rimborsi automatici per gli utenti coinvolti e forti penalizzazioni per gli sviluppatori che operano in queste zone grigie. In attesa di sviluppi sulla situazione prestate sempre attenzione ai costi relativi agli acquisti in app, e diffidate dalle applicazioni che chiedono abbonamenti dal prezzo elevato.