Google torna a parlare di Project Treble e del contributo fondamentale che darà per rendere più veloce l’adozione delle nuove versioni del sistema operativo Android. In particolare è stato Iliyan Malchev, Project Treble Architect, ha fornire una serie di informazioni interessanti attraverso un post pubblicato sull’Android Developers Blog.
Android P Beta: una piccola svolta
Il post si apre ricordando la disponibilità di Android P Beta, con tanto di link utile. Nel contesto della continua evoluzione della piattaforma Android, ciascuna nuova release del sistema operativo introduce nuove feature, novità in termini di user experience e miglioramenti sotto il profilo della sicurezza. Di conseguenza, è molto importante che le nuove release di Android raggiungano un elevato numero di dispositivi mobile il più rapidamente possibile.
All’annuncio dell’ingresso di Android P nel ramo Beta, si è accompagnata anche una piccola svolta nel panorama Android: per la prima volta, infatti, la developer preview di una nuova versione del robottino non è riservata esclusivamente ai device di Google. In aggiunta ai Google Pixel di prima e di seconda generazione, Android P Beta è disponibile al download anche per Sony Xperia XZ2, Essential Phone PH-1, Nokia 7 Plus, Xiaomi Mi MIX 2S, Oppo R15 Pro, Vivo X21 e OnePlus 6.
Android P Beta (che potete scoprire qui nella nostra prova) rappresenta una grande opportunità per gli sviluppatori e per gli early adopters in tutto il mondo per provare in anteprima la più recente release Android, effettuare dei test con le proprie app e fornire a Google degli utili feedback.
Attraverso il post di Iliyan Malchev, viene approfondito il discorso riguardante Project Treble e la tecnologia grazie alla quale è stato possibile rendere disponibile Android Beta per un numero di device decisamente più ampio rispetto agli anni scorsi.
La costruzione delle fondamenta
Portare una nuova release di Android rapidamente tra le mani degli utenti finali non è per niente un compito facile e richiede uno sforzo combinato tra Google, i silicon manufacturers (SM), i device manufacturers (OEMs) e gli operatori. Questo processo rappresenta una sfida da un punto di vista tecnico ed ha richiesto un coordinamento in termini di “tabella di marcia” tra i diversi partner in gioco.
Proprio al fine di ridurre le difficoltà tecniche, lo scorso anno Google ha lanciato Project Treble, quale parte di Android Oreo.
I Silicon Manufacturers (SM)
Lo step successivo, per iniziare ad “edificare” sulle fondamenta rappresentate, appunto, da Project Treble, è stato quello di collaborare strettamente con i silicon manufacturers, che rappresentano sempre il vero punto di partenza per la creazione di un device Android.
Ciascun dispositivo con l’ultima versione di Android deve, infatti, necessariamente essere basato su un SoC con l’adeguato supporto software. Questo software, al quale ci si riferisce di solito come al Board Support Package (BSP), contiene non solo quanto implementato dal produttore per quello specifico chip, ma anche l’Android Open Source Project (AOSP) e parti del framework che mancano dallo stesso AOSP (ad esempio, funzionalità telefoniche specifiche per un operatore).
Questi BSPs rappresentano il punto di partenza per il lancio di ogni device. Gli OEM si occupano di adattare quanto implementato dal SM al proprio hardware e di aggiungere le proprie modifiche al framework. Se da una parte gli SM hanno sempre voluto l’ultima versione Android nei propri BSPs, in passato i costi sono stati spesso proibitivi. Grazie al fatto di rendere possibile il funzionamento dei framework AOSP più nuovi su implementazioni più vecchie, Project Treble ha sensibilmente ridotto la necessità di continui investimenti sui vecchi SoC per supportare ogni nuova release Android. Gli SM devono compiere il lavoro una sola volta, invece che per ciascuna nuova versione.
Risolvere il problema delle tempistiche
Il coordinamento dei lavori delle varie parti è sempre stato piuttosto difficoltoso, in ragione del necessario contemperamento delle rispettive esigenze. Il grafico che segue evidenzia gli sforzi che ognuna delle parti deve compiere per ogni release.
Google, gli SM e gli OEM hanno tempistiche piuttosto ristrette per svolgere tutto il lavoro nel corso dell’anno. Ogni sovrapposizione tra le varie fasi si traduce in un rischio. Per gli OEM che puntano fortemente sulle festività natalizie si rivela spesso preferibile optare per un BSP più vecchio e quindi una versione di Android vecchia di un anno. Queste dinamiche sono state la principale causa della lenta diffusione delle nuove release del robottino, persino sui flagship.
Proprio su questo punto Google ha deciso di intervenire, lavorando a stretto contatto con Qualcomm, MediaTek e Samsung SLSI, al fine di collaborare nello sviluppo dei BSPs a partire da Android P. I BSP adesso sono pronti a ricevere Android P molto più velocemente. Gli SM che hanno lavorato con Google adesso possono fornire release stabili, di elevata qualità ed in tempi molto più rapidi che in passato, permettendo così agli OEM di rendere subito disponibili le ultime novità di Android per i propri utenti in tutto il mondo.
Si tratta di una novità importante, di cui potranno beneficiare produttori, utenti e sviluppatori Android. Non ci resta che attendere, nella speranza di vedere sempre più device lanciati o aggiornati ad Android P.