#SmartPhoto è la nostra guida per i vostri scatti smart. Ogni settimana pubblicheremo un nuovo articolo in cui tratteremo vari temi di fotografia legati all’uso dello smartphone. Dal RAW alle app per sfruttarlo al meglio, fino ai nostri consigli per evitare di fare errori in fase di scatto.

Con l’annuncio di Android 5.0 Lollipop e l’introduzione delle nuove API della fotocamera, anche in ambito mobile si è iniziato a parlare di foto in RAW. Agli occhi delle persone inesperte, risaltano subito i lati negativi: file di dimensioni maggiori, impossibilità di essere aperti dalla galleria (e dal visualizzatore di Windows, ad eccezione della versione 10), ecc.. In realtà questo formato porta con sé anche dei vantaggi (oltre alla maggiore quantità dei dettagli), come la possibilità di poter modificare il bilanciamento del bianco senza alcuna perdita di qualità.

In questo articolo andremo ad analizzare e commentare le particolarità di questo formato.

Cos’è il formato RAW?

La tecnica RAW (in inglese crudo, grezzo) consiste in un particolare metodo di memorizzazione dei dati descrittori di un’immagine. Viene usata per non avere perdite di qualità della registrazione su un qualsiasi supporto di memoria, ottenendo un file ottimo per una successiva post-produzione.

In parole povere, il formato RAW immagazzina le informazioni grezze provenienti dal sensore, senza modifiche: quello che viene “visto” dal sensore viene memorizzato senza che intervengano compressioni e alterazioni. È bene sottolineare come il RAW non sia l’estensione del file, bensì solo il tipo di memorizzazione dei dati: ogni produttore ne ha infatti una differente (.NEF: Nikon; .CR2: Canon; .RAF: Fuji, ecc.). Nei terminali Android il file generato avrà estensione .DNG, un formato ideato nel 2004 da Adobe.

Pregi e “difetti”

Dopo aver compreso in cosa consiste, andiamo ad analizzarne i pregi e i difetti.

Pregi

Il vantaggio principale di un file RAW è sicuramente la maggiore malleabilità in fase di post-produzione: un’operazione semplice quanto importante come la regolazione del bilanciamento del bianco (WB, White Balancing) non apporta alcun degrado all’immagine (a differenza del JPEG che è un formato lossy, ovvero fa sì che si perdano informazioni per risparmiare spazio). Regolando l’esposizione, visto che il file ha immagazzinate tutte le informazioni provenienti dal sensore, sarà più semplice recuperare foto molto scure o troppo luminose. In sintesi, con un file RAW sarà molto più semplice effettuare tutte le regolazioni (attraverso programmi come Adobe Photoshop o Lightroom, ma vedremo in un altro editoriale tutti i programmi per Android). Ecco di seguito un esempio:

(Nikon D3200 con obiettivo Nikon AF-S 35mm f/1.8, 1/100, f/5.6, ISO 400)

Partiamo dal fatto che quello qui sopra è un caso veramente estremo, volutamente realizzato per farvi apprezzare la differenza tra i due formati di memorizzazione. La foto a sinistra è quella originale: come vedete è davvero molto scura. Abbiamo scattato 2 foto, una in JPEG e una in RAW. Prima delle modifiche sono identiche (è per questo che non ne abbiamo messe due). Abbiamo importato i file in Adobe Lightroom e abbiamo aumentato di 4 EV (+1EV=+1 stop). A titolo puramente informativo, aumentando di uno stop si raddoppia la luce della foto; aumentare di 4 stop (o EV), quindi, vuol dire moltiplicare per 16 la quantità di luce! Osservate voi i risultati e noterete l’enorme differenza sopratutto nelle ombre tra le 2 immagini.

Un altro caso in cui può essere utile è quando dobbiamo modificare il bilanciamento del bianco: è possibile farlo anche con il semplice jpeg, tuttavia solo un file RAW ci garantirà di non perdere alcuna informazione dalla foto scattata. Qua sotto un esempio:

(Nikon D3200 con obiettivo Nikon AF-S 50mm f/1.8 FX, 1/40, f/5, ISO 800)

La perdita di definizione, a questo livello di ingrandimento, è pressoché nulla. I colori ottenibili con il RAW, esattamente come se fossero stati acquisiti correttamente in fase di scatto, nell’altro formato appaiono leggermente più smorti. Piccola nota: non abbiamo potuto applicare esattamente la stessa correzione, poiché nel primo caso (JPEG) la correzione è relativa al file di partenza con possibilità di andare da -100 a +100 per diminuire o aumentare, mentre nel secondo (RAW) avremo a disposizione la temperatura colore in K (Kelvin), impostabile a nostro piacimento. Tuttavia questo è il risultato più simile ottenibile.

Difetti

Avere un formato non compresso (o comunque lossless, senza perdita di informazioni), nonostante tutti i vantaggi, porta inevitabilmente ad un aumento significativo delle dimensioni dei file. Mentre una foto in JPEG può arrivare a pesare al più pochi megabyte, un file RAW può pesare anche 20-30MB!

Altro problema che qualcuno potrebbe avere è quello della visualizzazione “rapida”: il visualizzatore di immagini di Windows infatti non supporta i formati RAW e l’unico modo per visualizzarli consiste nell’appoggiarsi a programmi esterni come Adobe Bridge. Nel recente aggiornamento a Windows 10 è stata introdotta questa possibilità, quindi se possedete questa versione non avrete problemi. Se siete utenti Mac o Linux, invece, non dovreste avere particolari problemi poiché il supporto è integrato nel sistema operativo. Su Android le maggiori gallerie, al momento, non hanno questo supporto, costringendoci a programmi alternativi, purtroppo spesso a pagamento. 

N.B. il confronto è stato fatto con foto provenienti da una reflex e non da uno smartphone semplicemente perché a disposizione avevamo un Nexus 4 che non supporta questa opzione. Poiché i test che abbiamo effettuato avrebbero avuto il medesimo risultato, abbiamo ritenuto comunque corretto eseguirli in questo modo.

Conclusioni

La scelta è personale: se volete correggere eventuali “errori” dopo lo scatto, il RAW è fortemente consigliato; altrimenti, magari per foto poco importanti, il risultato di una foto in JPEG sarà praticamente il medesimo, ma con un considerevole risparmio di memoria. Una cosa è certa: dopo aver letto questo articolo non vi chiederete più il significato di “formato RAW”!