Huawei non produce solo apparecchiature di rete e smartphone, ma si occupa anche di fabbricare accessori – tra cui le cuffie. Le Huawei/Honor Engine AM12+ sono un’evoluzione delle precedenti Honor Engine AM12, ma i cambiamenti non sono purtroppo così notevoli. Scopriamole insieme in questa recensione.

Design e comfort

Sul fronte del design i cambiamenti sono minimi: Huawei ha soltanto modificato i colori, rendendoli più scuri e inserendo un po’ più di azzurro, ma mantenendo le linee essenziali (purtroppo, come vedremo) inalterate. L’aspetto è ora senza alcun dubbio più “premium” e più curato grazie ai colori più scuri, ma non c’è un reale cambiamento nei materiali o nelle linee che fa capire che ci troviamo di fronte ad un paio di cuffie di fascia superiore.

Honor Engine AM12 Plus 2

Non è stato compiuto alcun passo avanti sul fronte del comfort; come già con le AM12, le Honor Engine AM12+ sono decisamente scomode. L’azienda dovrà decisamente tornare sui suoi passi e riprogettare le cuffie perché si adattino meglio alle forme naturali delle orecchie; è in particolare la presenza di uno spigolo vivo sugli auricolari a causare un forte fastidio quando si indossano le cuffie. La situazione migliora usando coperture in silicone più grandi, ma queste possono causare problemi se sono troppo grandi – trovare un giusto equilibrio non è per niente facile.

Honor Engine AM12 Plus 3

L’isolamento passivo è di livello appena sufficiente; le cuffie non riescono a lasciar fuori nemmeno il rumore dei tasti di una tastiera, solitamente bloccato facilmente dalla stragrande maggioranza delle cuffie in-ear.

Funzionalità

Come già sulle precedenti, il cavo ospita i comandi e il microfono; i primi sono i classici tre tasti (vol+, play/pausa/rispondi, vol-) che funzionano con tutti gli smartphone Android, mentre il secondo è di qualità discreta ed entra in difficoltà solo nelle situazioni più rumorose.

Audio

Ho sottoposto le Honor Engine AM12+ a circa 100 ore di rodaggio. Le fonti utilizzate per riprodurre i file audio (FLAC 16bit, 44.1kHz e MP3 320kbps) sono un Lenovo Vibe Shot e un PC cui è stata collegata una Creative Sound Blaster X-Fi HD.

Le cuffie hanno una spiccata propensione verso i bassi, che sono decisamente ingombranti e gonfiati; il risultato è che i medi sono retrocessi e gli alti hanno una definizione e una presenza soltanto sufficienti. Non abbiamo un suono a “V”, con alti e bassi in primo piano e medi in secondo, ma un suono a “L” in cui i bassi sono predominanti e le altre tonalità rimangono in disparte.

Il livello di dettaglio generale è “solo” buono; non abbiamo un suono decisamente dettagliato come avviene nelle Xiaomi Hybrid Earphones o nelle Xiaomi Piston 3, rimanendo sulla stessa tipologia e fascia di prezzo, ma un suono più “sfumato” e meno attento ai dettagli fini. Sono soprattutto gli alti a soffrire, poiché risultano meno piacevoli e definiti di quel che dovrebbero.

Il risultato complessivo è un suono ottuso e molto chiuso; manca di brillantezza e vivacità e anche brani in cui dovrebbero regnare medi e alti appaiono appiattiti.

I bassi sono fin troppo invasivi e onnipresenti; finiscono per soffocare soprattutto i medio-bassi e i medi, che vengono compressi in uno spazio molto più piccolo di quello che dovrebbe competer loro.

I medi appaiono spenti e smorti; la sovrabbondanza di bassi li rende chiusi e li relega ad una posizione secondaria che in realtà non compete loro.

Anche gli alti soffrono della mancanza generale di equilibrio e finiscono per non avere quella vivacità e frizzantezza che normalmente danno maggiore apertura al suono e che controbilanciano invece la sensazione di chiusura data dai bassi.

Per la prima volta ho provato a ricorrere ad un equalizzatore durante i test per saggiare le potenzialità delle cuffie; stravolgendo il bilanciamento è sì possibile ottenere un suono abbastanza equilibrato, ma rimane comunque una certa chiusura: la spazialità non è il punto forte di queste cuffie, che presentano una scena sonora abbastanza piatta e ristretta.

Vediamo come si comportano le Honor Engine AM12+ con i vari generi:

  • Classica/sinfonica: meglio orientarsi su altre cuffie per ascoltare musica classica.
  • Jazz: l’accento sui bassi e l’arretratezza di medi e alti, nonché la loro mancanza di dettaglio, non rende le Engine AM12+ adeguate per l’ascolto del jazz.
  • Metal: i bassi risultano eccessivi e soffocanti anche in un genere che, in linea generale, è avvantaggiato dalla presenza di bassi corposi. Esempi perfetti in questo senso sono Progeny dei Celtic Frost, Freezing Moon dei Mayhem, The Drapery Falls degli Opeth, Scavenger of Human Sorrow dei Death e The Serpentine Offering dei Dimmu Borgir. Il troppo stroppia, come si suol dire.
  • Rock: il brano dei Nirvana appare insolitamente spento, così come Born to be wild appare chiuso e cupo; The Great Gig in the Sky dei Pink Floyd non è all’altezza delle aspettative.
  • Trip-hop: di nuovo, l’eccesso di bassi rovina la resa complessiva delle cuffie penalizzando il resto della gamma.
  • Celtica/folk: il risultato è deludente e per questo è meglio utilizzare altre cuffie.
  • Elettronica: l’elettronica è un genere che beneficia della presenza di bassi in più, ma le mancanze di medi ed alti lo rende meno godibile di quel che potrebbe (e dovrebbe) essere.

In conclusione

Le Huawei/Honor Engine AM12+ sono cuffie di qualità discreta rispetto al prezzo cui sono vendute, ma appaiono più come le cuffie che si possono acquistare in qualunque negozio ad un prezzo simile che come le Piston di Xiaomi, ovvero cuffie dal rapporto qualità/prezzo decisamente superiore alla norma e con una resa audio elevatissima. Non sono cuffie di bassa qualità, ma hanno qualche difetto di troppo – in primis il bilanciamento – che rende altre cuffie preferibili. Nello specifico, le Piston 3 sono complessivamente migliori, ma se volete mantenervi su cuffie con i bassi più pronunciati anche le Hybrid Earphones sono un’alternativa ottima.

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