Honor non è certo un marchio che si associa istintivamente al mondo dell’audio, ma la branca low-cost di Huawei è riuscita a creare delle cuffie dal rapporto qualità/prezzo eccezionale con un suono abbastanza piacevole e godibile – il tutto con la qualità di materiali ed assemblaggio a cui ci ha abituati Huawei. Ad appena 10€ è davvero difficile trovare di meglio.

Design e comfort

Le Honor Engine AM12 sono cuffie di tipo intraurale (in-ear) realizzate totalmente in alluminio: la parte terminale del cavo con il connettore, il cilindro con i comandi a metà cavo, gli auricolari sono completamente in alluminio, bello alla vista e liscio al tatto. Solo i raccordi tra cavo e auricolari sono in plastica rigida, di colore bianco. Il cavo è trasparente e mostra i cavi all’interno, arricciati a spirale; questo è l’unico elemento che fa capire che si tratta di cuffie economiche perché dà la sensazione di prodotto di fascia bassa allo sguardo e al tatto. I materiali appaiono comunque di elevata qualità e sia le parti in alluminio che il cavo sembrano fatti per durare nel tempo senza timore di maltrattamenti moderati.

Honor Engine AM12 2

Il comfort offerto dalle cuffie Honor non è ottimale: dopo breve tempo, principalmente a causa della forma degli auricolari e dell’impiego di plastica rigida per il raccordo col cavo, si può avvertire una sensazione che va dal semplice fastidio fin quasi al dolore – anche a seconda del tempo per il quale le si indossa. Questo aspetto è, chiaramente, strettamente personale e dipende dalla forma delle orecchie di ciascuno.

Anche usando la più grande delle tre coperture in silicone fornite, però, il comfort non è massimo e, soprattutto, l’isolamento lascia a desiderare. Il problema che emerge è di un isolamento scarso che non solo fa entrare i rumori ambientali, ma fa disperdere anche la maggior parte dei bassi (regalando al contempo, però, un suono più equilibrato).

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Una piccola nota sulla confezione di vendita, che ha linee tanto futuristiche da sembrare una capsula spaziale.

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Funzionalità

Sul cavo è presente il classico cilindro con i comandi: tutti e tre i tasti funzionano perfettamente con qualunque dispositivo (o quasi). I tasti per il volume funzionano come dovrebbero e così anche il tasto centrale. Ho riscontrato problemi nell’uso del tasto centrale solo due volte, ma non mi è chiaro se questo sia avvenuto per un problema nel software del telefono o per una incompatibilità generica con il dispositivo utilizzato in quel momento.

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Il microfono non è ottimo ed è necessario tenerlo vicino alla bocca parlando a volume elevato perché l’interlocutore percepisca chiaramente quello che stiamo dicendo.

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Audio

Come sempre, le cuffie Honor Engine AM12 sono state sottoposte ad un lungo rodaggio di circa 100 ore per far esprimere loro il meglio. Le prove di ascolto sono state effettuate con uno ZTE Blade S6 e con un PC cui è stato collegato un Creative Sound Blaster E5 via USB come amplificatore e DAC.

Il suono non è aperto e frizzante come quello delle Xiaomi Piston 3, ma rimane comunque rimarchevole in questa fascia di prezzo perché è chiaro (seppur non cristallino) e definito quanto basta. Si sente comunque una certa occlusione nel suono, ma questo non dà eccessivamente fastidio se si usano queste cuffie per l’ascolto casuale o in movimento. Non c’è un bilanciamento perfetto e c’è una certa enfasi sui bassi, ma ben fatta: i bassi vengono ben distinti e separati dai medi, senza quindi che una parte vada a coprire l’altra o a sottrarre attenzione.

Gli alti sono l’aspetto migliore delle Honor Engine AM12: sono chiari, puliti e definiti; l’unico aspetto non positivo è che non sono frizzanti e vivaci. Il livello di dettaglio è invidiabile per la fascia di prezzo. In senso assoluto, però, gli alti delle Honor Engine AM12 non sono eccezionali e mancano di spessore e presenza; sono, fondamentalmente, migliorabili per molti versi, ma rimangono più che buoni quando rapportati alla fascia di prezzo del prodotto.

I medi sono leggermente arretrati rispetto ad alti e bassi, ma conservano una buona presenza e un buon dettaglio. Mancano di spaziosità e di apertura, ma risultano comunque gradevoli grazie

I bassi sono abbondanti e vivaci, abbastanza ben controllati ma non perfetti. Per quanto siano nettamente separati dai medi, sono comunque abbastanza prepotenti anche se mai tanto da essere gli unici sulla scena – anzi. Un approccio più pacato ai bassi avrebbe certo innalzato ulteriormente il valore di queste cuffie.

Non c’è grande profondità della scena sonora con conseguente scarsa localizzazione del suono.

Procediamo all’analisi delle prestazioni genere per genere con l’aiuto della scaletta che trovate qui sopra:

  • Classica/sinfonica: le prestazioni sono discrete; i cori appaiono generalmente ben posizionati e così anche il resto della scena, anche se c’è qualche mancanza sui medio-alti e il suono chiuso non fa rendere al meglio questo genere.
  • Jazz: anche in questo caso la chiusura del suono non giova, ma il buon livello di dettaglio degli alti e l’enfasi sui bassi non dà eccessivamente fastidio anche perché non va ad interferire con gli strumenti principali quali pianoforte e sassofono.
  • Metal: Progeny dei Celtic Frost è davvero piacevole da ascoltare, anche se non viene resa al meglio: i piatti e la batteria, che sono un elemento centrale, passano talvolta in secondo piano e vengono coperti dal basso. Anche in brani più complessi e stratificati come The Drapery Falls degli Opeth accade lo stesso e si viene a creare un miscuglio degli strumenti che non fa bene alla definizione.
  • Rock: buone prestazioni con il rock, anche se un’enfasi più marcata sui medi avrebbe aiutato ad ottenere risultati migliori. La voce in The Great Gig in the Sky dei Pink Floyd è sufficiente e nulla più, perché manca di incisività e sembra chiusa e sottotono. Idem per Black Dog: il suono chiuso non va bene.
  • Trip-hop: i bassi appaiono esplosivi in Strangers dei Portishead – fin troppo, in realtà. Il fatto positivo è che non vengono coperti gli altri strumenti e la voce, che rimane sempre in primo piano. Non mi sarei mai aspettato di sentire Angel dei Massive Attack, un brano solitamente critico, così bene con un paio di cuffie da appena 10€. I bassi sono fin troppi, ma vengono rese molto bene sfumature che non vengono invece rappresentate da cuffie decisamente più costose. Molto buono il dettaglio sui piatti.
  • Celtica/folk: non ci siamo. Naar Vinden Grater di Vali non viene resa per nulla bene, con il basso rimbombante e fastidioso. La situazione in Tina Bealtaine degli Omnia è leggermente migliore, principalmente per la grande varietà di strumenti, ma queste cuffie rimangono non ideali per ascoltare questo genere.
  • Elettronica: le prestazioni sono buone e non si notano incertezze né problemi rilevanti in alcuna situazione.

In conclusione

A questo prezzo non troverete di meglio. Fine della storia. Questo è il punto di partenza nel trarre delle conclusioni su queste Honor Engine AM12, cuffie in-ear che suonano abbastanza bene per essere apprezzate anche da orecchie esigenti per l’ascolto in mobilità. Non si tratta di cuffie per il mondo hi-fi, ma sono tra quanto di meglio sia acquistabile per questo prezzo.

Un punto dev’essere chiaro: devono piacervi i bassi un po’ abbondanti. Soddisfatto questo requisito, il resto è in discesa: ci sono buoni dettagli sia sui medi che sugli alti e, nonostante il suono un po’ chiuso, l’ascolto è godibile. Insomma, queste Honor Engine AM12 convincono soprattutto per il rapporto qualità/prezzo estremamente alto, sia dal punto di vista di materiali e costruzione che per quanto riguarda il suono. Se volete contenere al massimo la spesa ma avere comunque cuffie di buona qualità,

È possibile acquistare le Honor Engine AM12 su TinyDeal.com a circa 10€.