Il Tribunale di Milano ha assolto, “per non aver commesso il fatto”, TIM – allora Telecom Italia – e 75 persone, fra cui ex gestori di punti vendita, nell’ambito di un processo su un presunto caso di false SIM, da cui la società avrebbe tratto 130 milioni di profitti illeciti.

Secondo l’accusa, sarebbero state rilasciate, tra il 2007 e il 2009, più di 500.000 SIM false perché intestate a persone inesistenti oppure inconsapevoli. È bene specificare che Telecom Italia era stata indagata per non avere predisposto modelli di prevenzione dei reati e non avere vigilato sulla correttezza del lavoro dei dipendenti, quest’ultimi accusati però di associazione a delinquere. L’impianto accusatorio della Procura non ha retto e TIM, costituitasi anche come parte civile, è stata assolta dalle accuse.

TIM esce quindi “pulita” dall’inchiesta sulle false SIM: i giudici hanno, di fatto, riconosciuto che la società è stata lesa dall’azione dei propri dipendenti. È però evidente la necessità di adottare misure che possano prevenire l’insorgere in futuro di casi simili. Cosa cambierà?