Leagoo è un nome che si sta imponendo all’attenzione degli utenti in questi mesi, grazie soprattutto ad una politica dei prezzi particolarmente aggressiva. L’azienda punta non solo sui dispositivi “classici”, ma anche su nicchie di mercato particolari: Leagoo Shark 1 è un ottimo rappresentante di questo fatto, poiché impiega uno schermo da 6 pollici e ha una batteria da 6300mAh. Un’abbinata che lo rende ingombrante, ma per fortuna porta anche dei vantaggi. Shark 1 è, però, uno squalo dai denti fragili.

Video recensione di Leagoo Shark 1

Hardware & Telefonia

Leagoo Shark 1 è un dispositivo di fascia medio-bassa e tali sono anche le sue componenti hardware. All’interno sono infatti presenti l’ormai abusato MediaTek MT6753T octa-core operante a 1.3GHz, cui si affiancano 3GB di RAM e 16GB di memoria interna. Questo non dà certo allo smartphone una prestanza elevata, ma gli permette comunque di avere un rendimento sufficiente a soddisfare tutte le esigenze dell’utente – ad esclusione di quei casi in cui le aspettative sono particolarmente elevate o in cui è necessaria una potenza di calcolo consistente.

Il resto della dotazione hardware comprende un sensore posteriore da 13 megapixel, un sensore anteriore da 5 megapixel, WiFi 802.11b/g/n (non Dual Band) e Bluetooth 4.0. La connettività mobile è garantita dalla presenza dell’LTE Cat4. Trovate maggiori informazioni sul sito del produttore.

Parte telefonica & ricezione

Anche se non c’è molto da segnalare riguardo la ricezione, che appare nella media, discorso differente è la qualità dell’audio in chiamata. Sia l’audio in capsula che l’audio catturato dal microfono, infatti, sono di scarsa qualità e non sempre capire e farsi capire è facile come dovrebbe essere.

Ergonomia, Design & Materiali

Leagoo Shark 1 non è sicuramente uno smartphone che si definirebbe comodo da usare con una mano o facilmente trasportabile. Con dimensioni pari a 158.6 x 82.8 x 8.5 mm e un peso eccezionale di 241g, è quasi più un tablet che uno smartphone. È in particolare il peso a far sentire lo smartphone sia che lo si porti in tasca, sia che lo si tenga in uno zaino o in una borsa.

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Le dimensioni non rendono certo Shark 1 un dispositivo facile da impugnare e da utilizzare; al contrario, bisogna dimenticarsi l’uso ad una mano, anche perché non è presente alcuna modalità che ne semplifichi l’uso in questo modo. Con due mani il discorso cambia e diventa un dispositivo anche piacevole da usare, ma il peso gioca un ruolo essenziale e anche in questo caso abbassa il voto. La sufficienza c’è, ma va da sé che sia una sufficienza intesa più per l’uso a due mani che non per quello ad una.

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I materiali e la costruzione sono di qualità discreta: non sono il meglio sulla piazza e tradiscono la natura economica del dispositivo, ma d’altronde non sono nemmeno di qualità bassa.
Il profilo potrebbe sembrare alluminio ad uno sguardo distratto, ma è in realtà plastica. Il retro è effettivamente in alluminio, ma a causa della lavorazione non contribuisce poi molto a dare la sensazione che Shark 1 sia un dispositivo di una fascia più elevata come solitamente accade. Leagoo Shark 1 sembra, invece, esattamente lo smartphone di fascia medio-bassa che effettivamente è e sono soprattutto i materiali a tradire la sua collocazione di mercato.

Display, Audio & Multimedia

L’immenso pannello IPS da 6 pollici ha risoluzione Full-HD (1920×1080) e densità di 367ppi: non un dato strepitoso, ma comunque sufficiente a non far apparire le immagini sgranate e a non far intravedere i pixel.

Il display è senza dubbio l’elemento che, più di ogni altro, fa capire che Leagoo Shark 1 è uno smartphone economico. La luminosità è buona ad entrambi gli estremi e anche gli angoli di visuale sono di buon livello. Discorso differente, purtroppo, per i colori: questo pannello non riesce a riprodurre colori naturali e l’impressione è che siano troppo accesi. Questa affermazione può sembrare in contrasto col fatto che, selezionando la modalità “normale” in MiraVision, i colori appaiano smunti, ma in realtà c’è sempre una certa artificiosità. Non è la stessa dei pannelli AMOLED, ad esempio, ma è ben evidente mettendo questo pannello a confronto con quello di dispositivi come Nexus 4, Honor X2 e Lenovo Vibe Shot. Da notare che il dispositivo ha preimpostata la modalità “vivido” in MiraVision che rende ancora più accentuato questo problema.

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Nel complesso non è un cattivo pannello, ma è lontano da uno standard ideale di naturalezza e neutralità che dovrebbe possedere un display per rappresentare quando più fedelmente possibile i colori. Oltre a ciò, i bianchi tendono all’azzurro e i neri sono poco profondi.

Non so se per un difetto dell’unità in mio possesso, ma è presente una macchia nella parte bassa dello schermo che è particolarmente evidente con uno sfondo chiaro. Non è chiaro se sia un problema del pannello oppure di incollaggio dello stesso al vetro; in ogni caso, ci sono problemi di controllo della qualità.

Il vetro non sembra aver subito alcun trattamento oleofobico e si sporca molto facilmente: trattiene efficacemente le impronte e lo sporco, anche se è proprio quello che non dovrebbe fare.

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L’audio ha evidenti problemi: ogni volta che viene riprodotto un suono, sia pure una semplice notifica, si sente una sorta di fruscio o sfrigolio ben udibile ed evidente subito prima e subito dopo il suono stesso. Apprezzabile il fatto che siano presenti dei piccoli piedini che fanno sì che l’altoparlante non venga silenziato quando si appoggia il dispositivo su un piano.

Fotocamera

La fotocamera non è certo uno degli aspetti vincenti di questo dispositivo. Purtroppo il sensore posteriore da 13 megapixel, nonostante sia di fabbricazione Sony, non offre una qualità d’immagine sufficiente. I colori sono lontani dalla realtà, come potete vedere nella prima foto del campo da tennis (l’erba è quasi nera!), e i dettagli sono un’opzione su cui si vorrebbe contare ma che non è contemplata. Il rumore d’immagine è una presenza costante e molto invasiva, che permea tutte le fotografie qualunque sia la condizione di luce e che peggiora notevolmente quando si scattano foto con bassa luminosità ambientale.

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In generale le foto appaiono sempre scure; si può provare ad utilizzare la modalità HDR per correggere il problema, ma in realtà questa funziona solo in condizioni di luminosità già buona: la foto più scura del gatto sotto alla coperta è stata scattata in HDR, segno che c’è un evidente problema nella gestione di questa modalità. Problemi non da poco che fanno sì che sia possibile utilizzare questo smartphone per fotografare solo nel caso in cui non si abbia di meglio a portata di mano.

Potete trovare qui sotto una raccolta di scatti di prova.

Batteria

Come riportato nell’introduzione, dimensioni e peso fuori dalla norma non portano solo svantaggi: la batteria da 6300mAh riesce infatti a far sì che l’autonomia sia ben oltre la media degli smartphone degli ultimi due anni. Leagoo Shark 1 va a posizionarsi tra Oukitel K4000 e Oukitel K6000 nel riuscire a far sì che sia possibile utilizzare intensamente il proprio smartphone per due giorni senza preoccupazioni, oppure per ben più tempo (fino a quasi una settimana!) nel caso di un utilizzo più leggero.

Parlando di cifre, sono riuscito ad ottenere una decina di ore di tempo in cui lo schermo è stato acceso (e, quindi, il dispositivo effettivamente utilizzato) nel corso di due giorni mettendo sotto sforzo il dispositivo (navigazione in Rete, uso dei social network, applicazioni di messaggistica, gestione di due caselle email, giochi). Usando lo smartphone per un’ora al giorno circa, invece, si arriva oltre i cinque giorni di autonomia.

Traguardi inimmaginabili per smartphone di calibro più elevato ma con batterie più piccole.

Software

Quello che dovrebbe essere un cavallo di battaglia per un dispositivo di questo tipo diventa, purtroppo, il suo punto debole. Il software di Leagoo Shark 1 è male ottimizzato per uno schermo così grande – a partire dal valore di densità, impostato a 480 dpi, che fa apparire tutto troppo grande. Anche se ci sono una buona fluidità e una buona velocità, il software presenta tutta una serie di problematiche che non gli giovano.

L’interfaccia del sistema è stata pesantemente rimaneggiata e si intravede ben poco di Android sotto questa patina; i cambiamenti partono dal launcher, modificato per non includere il drawer, passano per l’interfaccia delle app di sistema (telefono, contatti, galleria, impostazioni) e terminano con i messaggi popup e la tendina delle notifiche. Il problema, come spesso accade in questi casi, è che il confronto con la versione stock di Android è impari perché le modifiche tolgono leggerezza, coerenza e naturalezza al design del software, rendendolo decisamente più pesante e sgraziato.

Parlando dell’app Impostazioni, è stata divisa in due sezioni che dovrebbero semplificarne l’utilizzo mostrando da un lato le impostazioni più utilizzate e dall’altro tutte le altre, ma in realtà la sezione “impostazioni rapide” contiene molte impostazioni che sono tutto fuorché usate frequentemente (esempi: attivazione o disattivazione di LED di notifica, delle gesture a schermo spento, delle gesture contactless…) e non contengono invece elementi di base come l’accesso alle informazioni sulla batteria.

La barra di navigazione è più un problema che altro: il tasto per il multitasking è, in realtà, stato trasformato in un tasto menù senza alcuna apparente ragione logica; è presente un tasto per nascondere la barra che, però, crea molti problemi perché moltissime app si comportano come se la barra non ci fosse. Tra queste segnalo Flynx e Final Fantasy Record Keeper insieme a molti altri giochi.

La gestione della memoria è bizzarra: le applicazioni vengono chiuse completamente se vengono eliminate dalla lista delle app recenti, comprese quelle applicazioni che hanno una notifica attiva (ad esempio le app per monitorare la batteria); oltre a ciò, alcune app vengono chiuse in automatico quando si spegne lo schermo (Wunderlist è una tra queste), con conseguente potenziale perdita di dati.

La luminosità ci riporta ai tempi di KitKat, quando bisognava scegliere tra luminosità automatica e luminosità impostata su un certo parametro. Non è infatti presente la luminosità adattiva di Android 5.1, motivo per cui il cursore della luminosità nella tendina delle notifiche sparisce quando si attiva la modalità automatica.

Il lettore di impronte è lento nella risposta, soprattutto quando lo si usa a schermo spento: ci vogliono un paio di secondi tra il momento in cui si appoggia il dito al sensore e il momento in cui lo schermo si è acceso.

Le tastiere Bluetooth sembrano non funzionare: entrambe le Logitech Keys-To-Go (sia il modello per iOS sia quello per Android) che ho provato ad utilizzare non hanno funzionato; anche se l’accoppiamento va a buon fine, una volta impostato il layout le tastiere smettono semplicemente di funzionare.

In conclusione

Leagoo Shark 1 è un dispositivo con pochi punti di forza e molti punti di debolezza. Il suo punto di forza principale è la batteria che offre un’autonomia elevatissima – ed è un punto di forza che vale molto – ma, dall’altro lato, i punti di debolezza non sono da poco: lo schermo è al limite della sufficienza, la fotocamera non è soddisfacente, il software è un mezzo disastro. L’unico motivo reale per cui optare per questo dispositivo è la dimensione molto ampia dello schermo, ma se questo non è un fattore essenziale bisognerebbe orientare la propria scelta su altri dispositivi che offrono di più.

Pagella

6.2
Display
6
Ergonomia
7.2
Hardware
6
Software
9.5
Batteria
5.7
Fotocamera
6.5
Qualità/prezzo
7.3
Materiali
5
Audio
6
Esperienza Utente
6.4