Continua senza esclusione di colpi il dibattimento in aula che vede contrapposte Google e Oracle per l’annosa questione delle API Java utilizzate nello sviluppo di Android. Mentre Google ha chiuso la propria serie di deposizioni, Oracle continua a perorare la propria causa nel tentativo di convincere la giuria delle proprie ragioni ed ottenere il faraonico indennizzo di quasi 9 miliardi di dollari.

Qualche mese fa Oracle aveva affermato che Android aveva portato oltre 31 miliardi di dollari nelle casse di Google dalla sua nascita fino a tutto il 2015, sfruttando il fatto che la società di Mountain View non rende noti i guadagni generati dal robottino verde. Nel corso del dibattimento è stato più volte ribadito che il codice Java utilizzato nelle API Android è inferiore all’1% e che le API sono state utilizzate da Google prima che Oracle acquistasse Java da Sun Microsystem.

Ieri la società di Larry Ellison ha alzato il tiro , presentando un report preparato dagli esperti economici della propria azienda secondo cui gli introiti derivati da Android ammonterebbero a ben 42 miliardi di dollari tra il 2008 e il 2015. Anche ad un occhio inesperto salta all’occhio il tentativo di Oracle di far salire la somma del risarcimento, gonfiando i presunti guadagni di Google.

Oltre alla questione del presunto utilizzo senza licenza delle API, Oracle continua a puntare sui mancati guadagni derivati dal mancato utilizzo di Java da parte di molti produttori che hanno adottato Android dopo la sua pubblicazione. Samsung, ad esempio, pagava oltre 40 milioni di dollari all’anno e con l’avvento di Android Oracle si è ritrovata ad incassare dal colosso sud coreano solamente 1 milione di dollari.

Il dibattimento volge comunque al termine ed il verdetto, che potrebbe comunque non essere definitivo, è atteso per i primi giorni della prossima settimana.

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