Torniamo a parlare di una questione legata alla privacy, sempre più al centro dei dibattiti nel mondo tecnologico; questa volta la notizia arriva dal Giappone, dove l’operatore telefonico più importante del paese – NTT Docomo – ha rivelato di essere in grado di installare sui dispositivi mobili Android una tecnologia che gli permette di attivare il tracciamento GPS senza il consenso dell’utente.

Oltre a non dare il consenso, gli utenti sembra non possano nemmeno accorgersi dell’attivazione di questo sistema, che da accesso all’operatore a dati estremamente delicati; il tutto sarebbe perfettamente legale nel paese asiatico, a patto ovviamente che i dati siano necessari per indagini da parte delle autorità o per scopi di pubblica sicurezza (oltre alla necessità di un mandato del giudice prima di poter accedere al GPS degli utenti).

Sebbene all’interno dei confini della legalità, sono molti ad avanzare proteste per quella che potrebbe risultare una pesante violazione della privacy degli utenti, richiedendo modifiche alle disposizioni.

Docomo, dal canto suo, è pronto a rilasciare nei prossimi mesi diversi dispositivi già abilitati a questa funzione, tra cui Samsung Galaxy S7 Edge e Sony X Performance, mentre dovrebbe arrivare un update software per implementare queste funzioni di monitoraggio nei dispositivi già in mano agli utenti.

Questa questione ci pone di fronte allo stesso dilemma già affrontato, ad esempio, nella battaglia tra Apple e FBI (ma anche tra WhatsApp e la stessa agenzia governativa): si tratta di un male minore per consentire ai servizi di polizia e di emergenza di fare il loro lavoro in modo più efficiente o di una violazione non accettabile alla privacy? Fateci sapere la vostra nei commenti qui sotto.

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