Eric Schmidt è stato intervistato da Bloomberg assieme a Jonathan Rosenberg dopo l’uscita del loro libro “Come funziona Google” (How Google Works) in cui parlano di Google a 360 gradi, senza sconti. Nel corso dell’intervista sono emerse domande in generale su Google e sull’industria tecnologica, ma alcune domande precise su alcune situazioni specifiche – iPhone 6 – portano a risposte che assomigliano più a frecciatine.

Parlando dell’iPhone 6:

Ruhle (intervistatore): Hai nominato gli smartphone. Come ti sei sentito nell’ultima settimana passando di fianco ad un qualunque Apple Store a San Francisco, Los Angeles, New York e vedendo persone in fila per tutto l’isolato? Anche se ci sono molte più persone che hanno telefoni Android, come fa Apple ad avere questa attrattiva?
Schmidt: Ti dirò quello che penso. Samsung aveva questi prodotti un anno fa.Ruhle: E nessuno ha festeggiato.  Nell’ultimo mese, quando Samsung ha presentato nuovi prodotti le persone non hanno perso la testa e non si sono accampate fuori dai negozi. Cosa ne pensi?
Schmidt: Penso che Samsung aveva questi prodotti un anno fa. Ecco quello che penso.

Chiara provocazione, solo parzialmente vera: dopotutto, i nuovi iPhone hanno ancora un vantaggio tecnologico nei processori a 64 bit (sulla cui utilità non discutiamo ora) e in tanti altri aspetti, dunque l’affermazione di Schmidt è vera solo in parte. Di certo, però, Apple è arrivata tardi con gli schermi grandi, presenti da anni sugli smartphone Android.

Parlando dell’innovazione in generale e in Google:

Schmidt: Ma Google non guarda come prima cosa ai profitti o ai guadagni. Guarda all’innovazione e all’impatto [della tecnologia sulla vita di tutti i giorni], e i dipendenti ci credono. Quando abbiamo cominciato, il nostro obiettivo era di sistematizzare l’innovazione, di far sì che l’innovazione accadesse ancora e ancora. E noterai, peraltro, che non è così solo nella ricerca. È così anche in altre cose che si appoggiano ad Internet così come nelle applicazioni e YouTube e altre cose che si appoggiano a Google.
Scharzker (intervistatore): L’unica ragione per cui ho parlato di profitti è perché per altre compagnie sembra essere un problema di dimensioni. Una volta che arrivi ad una certa dimensione, diventa difficile innovare in maniera completa, in una maniera che trasforma [ciò che esiste]. Hai il tuo business precedente, che poi è quello su cui hai costruito la tua società, e allora sembra che si esauriscano le buone idee. E non so quanto di questo sia in funzione della cultura o della leadership o del management o che altro.
Rosenberg: Penso che sia perché cerchi di focalizzarti su piccoli team e provi a focalizzarti su piccoli team che sono costruiti per attaccare grandi problemi. Una delle cose che diciamo nel libro è “pensare 10x, non 10%”. E questo ci permette davvero di attrarre persone che sono molto più aggressive e molto più interessate a risolvere qualcosa di grosso come una macchina che si guida da sola o dare alle persone in tutto il mondo accesso ad Internet tramite mongolfiere o connessioni molto più veloci.

Una visione interessante delle cose. Indubbiamente Google è molto impegnata a portare grandi cambiamenti nelle nostre vite e, soprattutto, ha i mezzi e la capacità di pubblicizzare questi cambiamenti per farli conoscere a tutti.

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