Ad introduzione di questo articolo voglio fare una piccola premessa. Ultimamente non si fa altro che parlare di dispositivi flessibili, in particolar modo di “smartwatch“. Questa categoria di dispositivi, in realtà, già esiste (vedi I’m watch o Pebble) ma ora dovrebbero entrare in campo i maggiori colossi dell’elettronica di consumo come Samsung ed Apple.

Quello che non sappiamo, però, è se questi porteranno qualcosa di davvero innovativo o no. Ad ogni modo il grande problema della tecnologia wearable, ovvero indossabile, è che le batterie che la alimenterebbe sarebbero le stesse che utilizziamo da anni.

La batteria, infatti, è l’unica componente che è rimasta ferma nella corsa alle innovazioni. Siamo arrivati, nel mondo degli smartphone, ai processori octa-core, display full-HD e 3GB di RAM ma le batterie son sempre le stesse! Gli ingegneri hanno creato processori che consumano meno per mantenere una autonomia elevata, l’ottimizzazione dei consumi è uno degli obiettivi ma non può rimanere l’unico.

Perché questa lunga premessa? Perché al MWC di quest’anno, un po’ snobbati da tutti, John Rogers dell’Università dell’Illinois e Youggang Huang della Northwestern University, hanno presentato un prototipo perfettamente funzionante di batteria flessibile agli ioni di litio. Queste hanno la capacità di allungarsi fino al 300% della dimensione originaria, continuando a funzionare.

La capacità di queste batterie si misura in base alla loro area, perché le bobine che le compongono sono disposte su una superficie piana (simile ad un foglio), ed hanno una capacità di 1,1 mAh cm^-2.  Hanno una perdita di capacità relativamente bassa e, non avendo connettori fisici, si caricano in maniera wireless. L’unico problema che ancora devono risolvere i loro creatori (che ci lavorano da ben 6 anni) è che i cicli di cariche sono solo 20.


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L’elasticità è possibile grazie al fatto che gli inventori hanno posto delle piccole “s” a collegamento delle varie bobine. Queste sono di metallo e si “srotolano” fino al loro punto massimo mantenendo così le connessioni tra le bobine. Dopo essere state stressate tornano alla loro forma originale, o quasi, infatti, superando il 200% di stress questi “ponti” subiscono deformazioni irrimediabili che però non inficiano direttamente sulla loro funzionalità.


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Le applicazioni che potrebbe trovare questa invenzione sono davvero innumerevoli, non ultima appunto i dispositivi indossabili che in futuro sicuramente faranno parte della nostra vita. Vi lasciamo ad un video dimostrativo prima delle conclusioni.

Come avete visto ora la tecnologia c’è e probabilmente passeranno pochi anni prima di vederne le applicazioni in campo consumer. Voi cosa pensate delle batterie flessibili che vi abbiamo mostrato?

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