Per anni, gli appassionati di tecnologia si sono interrogati sulla reale esistenza di un misterioso dispositivo Google mai arrivato sul mercato.

Ebbene, oggi grazie ad alcune immagini che sono trapelate online da alcune fonti che sembrano essere molto vicine alla società di Mountain View, è finalmente possibile svelare l’identità di quello che avrebbe dovuto essere un terzo membro della famiglia Pixel 4, noto con il nome in codice “needlefish“.

Ma quali sono le sue caratteristiche?

Un dispositivo che somiglia al Pixel 4 XL, ma con differenze sostanziali

Le fotografie recentemente diffuse online, e che riportiamo in questo approfondimento, mostrano uno smartphone che ricorda molto da vicino il Pixel 4 XL.

Il design presenta infatti un display con una cornice superiore che ospita la fotocamera frontale, insieme all’hardware necessario per lo sblocco facciale tramite infrarossi e il radar Project Soli, caratteristiche distintive della serie Pixel 4. Un altro elemento sembra essere la possibilità di aprire completamente il dispositivo dal retro, una caratteristica esclusiva dei telefoni Pixel 4 e non presente sui modelli 4a.

Guardando più attentamente agli interni del dispositivo, emergono differenze significative rispetto al Pixel 4 XL standard. Le immagini rivelano la presenza di moduli antenna mmWave posizionati nell’angolo superiore destro e lungo la parte inferiore del lato sinistro del telefono. La batteria risulta leggermente più capiente rispetto a quella del Pixel 4 XL, con una capacità di 3800 mAh contro i 3700 mAh del modello commercializzato, e riporta il numero di modello G025B.

La schermata fastboot del dispositivo fornisce altre informazioni utili. Il telefono viene identificato come “U3”, mentre il Pixel 4 XL portava la denominazione “C2” e il Pixel 4 più piccolo era “F2”. Un’altra caratteristica è la dotazione di otto gigabyte di memoria RAM, superiore ai sei gigabyte presenti sui dispositivi Pixel 4 regolari.

L’elemento più intrigante riguarda però il modem. L’analisi del codice suggerisce la presenza del modem autonomo X55 di Qualcomm con supporto per il cinque G, abbinato al processore Snapdragon 855, per una combinazione piuttosto insolita che fu utilizzata solamente nel OnePlus 7T Pro 5G McLaren Edition, rendendo needlefish un dispositivo davvero unico nel suo genere.

needlefish

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Perché è stato creato il needlefish?

Per comprendere i motivi dell’esistenza di questo dispositivo mai posto in commercio, è necessario fare un piccolo passo indietro e analizzare l’evoluzione della tecnologia del 5G, i cui primi anni furono caratterizzati da notevoli difficoltà tecniche. Il primo modem per telefoni al mondo con supporto 5G fu lo Snapdragon X50 di Qualcomm, annunciato alla fine del 2016 ma arrivato sui dispositivi solo nel 2019, quando finalmente lo standard 3GPP che regola il 5G venne finalizzato.

L’X50 fu più una piattaforma sperimentale che un prodotto raffinato e definitivo. Per ottenere una soluzione più matura bisognò invece attendere lo Snapdragon X55, lanciato nel 2019 con dispositivi che arrivarono sul mercato nel 2020. Tuttavia, questi prodotti presentavano un difetto importante: essendo chip autonomi, risultavano meno efficienti a causa di componenti duplicati e dell’utilizzo di processi produttivi generalmente meno efficienti rispetto al sistema su chip principale.

Qualcomm intanto stava già lavorando a una soluzione più elegante sotto forma di sistemi su chip con modem integrati. Il primo fu lo Snapdragon 765 (come da copertina del nostro odierno articolo), programmato per il lancio pochi mesi dopo l’X55. Essendo il primo del suo genere, il lancio non fu privo di difficoltà, con Qualcomm che faticò a rendere il chip completamente funzionante, ritardando di diversi mesi la distribuzione dei campioni con capacità 5G ai partner.

Una simile situazione fu un problema per i produttori che non avevano lanciato dispositivi con l’X50, tra cui Google. Progettare per il 5G presentava infatti sfide completamente nuove rispetto al 4G, sia in termini di hardware che di software.

Ebbene, è qui che entra in gioco il needlefish. Lo Snapdragon 765 integrava essenzialmente una versione ridotta dell’X55, quindi per guadagnare alcuni mesi di vantaggio Google riprogettò il Pixel 4 XL per supportare il 5G con costi minimi. Dunque, appare piuttosto improbabile che ci sia mai stato un piano concreto per lanciare questo dispositivo sul mercato: le versioni finali dell’X55 arrivarono troppo tardi per permettere a Google di lanciarlo insieme alla famiglia Pixel 4 e non avrebbe avuto senso commercializzare un telefono con Snapdragon 855 quando era già disponibile l’865.

Un fattore che sembra confermare questa teoria è la revisione del dispositivo, identificata come EVT1.4. I telefoni Google tipicamente raggiungono al massimo l’EVT1.2 prima di essere considerati pronti per avanzare alla fase di Design Validation Testing. Non sarebbe insomma sorprendente se Google avesse incontrato difficoltà con le ambizioni del 5G dell’epoca e del supporto mmWave, richiedendo diverse revisioni per ottenere un’implementazione corretta.