In un panorama tecnologico sempre più votato all’intelligenza artificiale, alla personalizzazione e all’efficienza energetica, esistono soluzioni che, silenziosamente ma con un impatto potenzialmente enorme, fanno molto di più che semplificarci la vita quotidiana: la rendono più sicura. È il caso del sistema Android Earthquake Alerts, l’innovativo progetto di allerta precoce sui terremoti sviluppato da Google, che in pochi anni ha saputo trasformare una rete globale di smartphone in una vera e propria infrastruttura sismica diffusa, accessibile e soprattutto funzionale.

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Il sistema di allerta terremoti di Android

Il funzionamento del servizio, come spesso accade con le soluzioni più brillanti, si basa su un’intuizione tanto semplice quanto efficace: ogni smartphone Android può diventare un sensore sismico. L’accelerometro, la stessa componente che rileva l’orientamento del dispositivo, è infatti in grado di rilevare anche le vibrazioni del terreno, in particolare le onde P (quelle iniziali, rapide e meno distruttive) che precedono le onde S (più lente ma molto più pericolose).

A partire dal 2021, Android ha iniziato a utilizzare queste rilevazioni per creare un sistema distribuito di rilevamento e allerta, quando più dispositivi in una determinata area rilevano un movimento anomalo, l’informazione viene inviata in forma aggregata e anonima ai server di Google che, tramite modelli predittivi, stimano posizione, intensità e magnitudo dell’evento sismico; se i dati confermano la presenza di un terremoto, scatta automaticamente l’allerta agli utenti nelle zone potenzialmente colpite.

Il sistema per la rilevazione e l’allerta dei terremoti di Android prevede due modalità di avviso, diversificate in base alla potenza stimata della scossa:

  • BeAware -> per i terremoti leggeri o con scosse lievi (intensità MMI 3-4)
  • TakeAction -> per gli eventi di maggiore intensità (MMI 5+) che attivano un allarme sonoro ad alto volume e bloccano temporaneamente lo schermo per catturare l’attenzione dell’utente

Ovviamente, affinché gli avvisi funzionino correttamente è necessario che la connessione dati o Wi-Fi sia attiva, e che nelle impostazioni siano abilitate sia la geolocalizzazione che gli avvisi di terremoto Android; tutto questo avviene nel rispetto della privacy, con dati di posizione solo approssimativi e completamente anonimizzati.

Dal primo rollout avvenuto in Nuova Zelanda e Grecia, il sistema ha raggiunto quasi 100 Paesi, 98 per la precisione (purtroppo l’Italia al momento non risulta fra questi), coprendo le regioni più sismiche del pianeta con una rete che ha rilevato oltre 18.000 eventi sismici e inviato 790 milioni di avvisi; un numero che da solo rappresenta un salto notevole rispetto a quanto possibile in precedenza, basti pensare che nel 2019 soltanto 250 milioni di persone avevano accesso a un sistema di allerta precoce per i terremoti, oggi invece grazie al sistema implementato da Android sono diventati 2,5 miliardi.

Un risultato che, al netto delle complessità tecnologiche e delle sfide gestionali, dimostra quanto possa essere potente una soluzione software ben progettata, soprattutto quando è in grado di sfruttare l’hardware già presente nelle tasche di miliardi di persone.

Uno dei punti forti del sistema per il rilevamento e l’allerta dei terremoti, nonché elemento che lo rende sempre più affidabile, è la costante ottimizzazione dell’algoritmo di rilevamento, resa possibile dall’analisi di migliaia di eventi reali, feedback degli utenti e affinamento dei modelli di stima della magnitudo; ad esempio l’errore assoluto mediano della prima stima è passato da 0,50 a 0,25 negli ultimi tre anni, con performance in alcuni casi pari o superiori a quelle delle reti sismiche tradizionali.

A tal riguardo i dati parlano chiaro, durante il terremoto nelle Filippine (magnitudo 6,7) del novembre 2023, l’allerta è arrivata 18,3 secondi dopo l’inizio della scossa, dando agli utenti fino a un minuto di tempo per mettersi in salvo; in Nepal con un sisma di 5,7 l’allerta è partita dopo 15,6 secondi, raggiungendo oltre 10 milioni di utenti, mentre in Turchia ad aprile di quest’anno un evento da 6,2 ha fato scattare l’avviso già 8 secondi dopo l’inizio, con 16 milioni di allerte inviate in pochi istanti.

Ma forse l’aspetto più significativo di questo sistema è proprio la reazione degli utenti, oltre 1,5 milioni di persone hanno fornito un feedback direttamente dall’interfaccia dell’avviso, e ben l’85% lo ha ritenuto molto utile; addirittura il 79% di chi non ha avvertito il terremoto ha comunque apprezzato la notifica, confermando quanto sia importante essere informati anche solo a titolo precauzionale.

Non solo, il tipo di allerta ricevuto ha inciso direttamente sul comportamento, in presenza di avvisi TakeAction la maggioranza degli utenti ha messo in atto la classica procedura salvavita, abbassarsi, coprirsi e tenersi.

L’elemento che più lascia ben sperare per il futuro è che Android Earthquake Alerts non è un sistema statico, ma in continuo miglioramento; ogni dato inerente ai terremoti viene utilizzato per ottimizzare i modelli di previsione, ridurre i falsi positivi, aumentare l’accuratezza delle stime e preparare futuri strumenti di analisi post sisma da mettere a disposizione dei soccorritori.