Google vanta un ecosistema di servizi decisamente vasto, probabilmente uno dei più completi in circolazione, oltre a questi nei laboratori dell’azienda vengono sviluppati anche diversi sistemi operativi come Android, ChromeOS e Wear OS per esempio.
Oggi vediamo un paio di novità proprio riguardo a due di questi SO, Android e Wear OS: il primo potrebbe ricevere presto una novità orientata al miglioramento della qualità dello streaming video sui dispositivi mobili, mentre il secondo introduce qualche restrizione per gli sviluppatori di watch faces.
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Google vuole migliorare lo streaming sui dispositivi mobili cambiando codec video
Negli ultimi anni l’intrattenimento domestico e non ha subito pesanti cambiamenti, se una volta a farla da padrone c’era la classica TV con i suoi canali e programmi preimpostati, ad oggi vanno cerrtamente per la maggiore i vari servizi e piattaforme di streaming.
In questo frangente alcuni di voi potrebbero aver sentito parlare in diverse occasioni del codec AV1 dell’Alliance for Open Media, si tratta di un codec video che offre un’efficienza di compressione superiore rispetto ai codec più vecchi come h.264, h265 o VP9; il suo utilizzo nella codificazione dei video riduce i requisiti di larghezza di banda sia per il servizio di streaming che per l’utente finale, senza compromettere la qualità. Inoltre il codec in questione è esente da royalties, il che si traduce in minori costi per le piattaforme di streaming.
Nonostante i vantaggi appena elencati, le varie piattaforme continuano ad offrire i propri contenuti anche con altri codec ad un gran numero di dispositivi consumer, questo perché molti dispositivi non dispongono ancora del supporto hardware per la riproduzione di video AV1, di conseguenza necessiterebbero di un decoder software in esecuzione sulla CPU per riprodurre un video AV1. Questa soluzione però pregiudica l’autonomia del dispositivo di turno, visto che le operazioni di calcolo sulla CPU necessarie consumano energia e di conseguenza batteria.
Negli ultimi tempi, vari dispositivi sono giunti sul mercato vantando un decoder AV1 con accelerazione hardware integrato nel processore (per esempio lo Snapdragon 8 Gen 2 di Qualcomm e l’A17 Pro di Apple), ma ci vorrà ancora del tempo prima che la maggior parte degli smartphone in circolazione supporti la decodifica AV1 con accelerazione hardware, considerando che la maggior parte degli utenti non cambia il proprio dispositivo una volta l’anno.
Per ovviare a tutto ciò, Google utilizza già da qualche tempo (da Android 10) il decoder libgav1, un decoder AV1 open source sviluppato internamente dall’azienda che non rappresenta però l’unica alternativa: esistono infatti anche libaom di Alliance for Open Media (il decoder di riferimento) e libdav1d di VideoLAN. Quest’ultimo in particolare, funziona a sua volta sulla CPU, ma offre risultati significativamente migliori nella decodificazione di un contenuto AV1 rispetto alla soluzione di Google, talmente migliori da essere in grado di fornire anche all’hardware di fascia bassa la capacità di riprodurre senza problemi contenuti AV1 di alta qualità senza consumare molta potenza della CPU.
Ora, secondo alcune fonti, sembra che il colosso di Mountain View sia pronto ad apportare alcune modifiche, nello specifico sarebbe pronto a sostituire il decoder AV1 fornito dal sistema da libgav1 a libdav1d, permettendo alle app di lettori multimediali di trarre notevoli vantaggi dai miglioramenti delle prestazioni. In realtà il codice sorgente AOSP include già il decoder libdav1d da novembre, questo perché Google aveva bisogno di sperimentare l’utilizzo di libdav1d invece di libgav1 come decodificatore AV1 fornito dal sistema Android.
Conclusi i test sembra che l’azienda sia intenzionata a sostituire libgav1 con libdav1d sui dispositivi esistenti entro marzo 2024 attraverso un prossimo aggiornamento del sistema Google Play, procedura possibile visto che i codec multimediali fanno parte di un modulo Project Mainline. Al momento però, considerando anche che si tratta di fonti anonime, non è chiaro se tale modifica riguarderà tutti gli smartphone con Android 10 e versioni successive o solo i dispositivi equipaggiati con Android 14.
L’ultima versione del robottino sarebbe la più papabile perché è da qui che Google ha effettivamente reso “obbligatoria” per gli OEM l’inclusione di un decoder AV1. Ad ogni modo, quando le modifiche saranno implementate, gli utenti con hardware di fascia bassa potrebbero notare un miglioramento sostanziale nelle prestazioni di riproduzione video AV1.
Il Waych Face Format sarà sempre più indispensabile in Wear OS
Passiamo ora a Wear OS, il sistema operativo di Google dedicato agli smartwatch: tra le novità dell’ultima incarnazione del sistema, arrivato alla versione 4, alcuni di voi potrebbero ricordare una particolare novità sviluppata in collaborazione con Samsung.
Si tratta di Watch Face Format, un formato XML dichiarativo che consente di progettare l’aspetto e il comportamento dei quadranti senza richiedere l’implementazione di un codice eseguibile che non sarà di conseguenza incorporato nell’APK della watch face. L’intento in buona sostanza è quello di semplificare il lavoro degli sviluppatori, rispetto alla creazione di watch faces con l’utilizzo delle librerie Jetpack Watch Face, come specificato da Google stessa a suo tempo:
La piattaforma Wear OS si occupa della logica necessaria per eseguire il rendering del quadrante in modo che tu possa concentrarti sulle tue idee creative, piuttosto che sull’ottimizzazione del codice o sulle prestazioni della batteria.
Nelle ultime ore, l’azienda ha avvisato gli sviluppatori su un cambiamento in arrivo con le future versioni di Wear OS: le watch faces create con la vecchia libreria Jetpack Watch Face o la libreria di supporto indossabile supporteranno solo la visualizzazione di tipi di informazioni più basilari, come batteria, scorciatoie delle app, conteggio delle notifiche non lette, data, ora e data, giorno della settimana, giorno e data.
In pratica Google vuole spingere sempre più sviluppatori all’utilizzo di Watch Face Format, anche se alcuni di loro lamentano che questo strumento non permette l’implementazione di funzionalità o animazioni più complesse. Il formato in questione è ancora relativamente nuovo, bisognerà attendere per scoprire se le versioni future permetteranno agli sviluppatori una maggiore libertà per quel che concerne la personalizzazione delle proprie creazioni.
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