È stata diffusa oggi, 20 dicembre, la notizia di una circolare inviata a tutte le scuole da Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito dell’attuale governo; il documento, contiene le indicazioni per l’eventuale utilizzo di dispositivi elettronici quali smartphone e analoghi nelle aule. A dire il vero non si tratta di nulla di nuovo, forse un semplice memorandum, visto che tali disposizioni sono teoricamente già in vigore grazie ad una circolare ministeriale che risale al 2007.

Il ministro dell’Istruzione ricorda il divieto di utilizzo di smartphone e dispositivi elettronici analoghi durante le lezioni

Nella circolare di cui sopra, il Ministro dell’Istruzione e del Merito ribadisce il divieto di utilizzo del cellulare durante le lezioni scolastiche, considerando il dispositivo come fonte di distrazione propria e altrui, nonché una mancanza di rispetto nei confronti dei docenti.

L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare. Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza.

L’interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l’apprendimento e l’impegno. Una recente indagine conoscitiva della VII commissione del Senato ha anche evidenziato gli effetti dannosi che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi.

La scuola deve essere il luogo dove i talenti e la creatività dei giovani si esaltano, non vengono mortificati con un abuso reiterato dei telefonini.

Con la circolare, non introduciamo sanzioni disciplinari, ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi.

Ovviamente, qualora il docente di turno lo consentisse, l’utilizzo del dispositivo in questione è permesso per finalità didattiche, inclusive e formative nell’ambito degli obbiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e della cittadinanza digitale.

Consentiteci una piccola riflessione al riguardo, nonostante l’inutilità della circolare in sé, considerando che come detto non introduce nulla di nuovo, ma si limita a ricordare quanto teoricamente già in vigore dal lontano 2007, non si può ovviamente non condividere quanto esposto, almeno in parte: se infatti l’utilizzo di uno smartphone da parte di uno studente (per farsi i fatti suoi) rappresenta sicuramente una grave mancanza di rispetto nei confronti del docente di turno, nonché eventualmente una distrazione per chi gli sta accanto, bisognerebbe considerare anche le potenzialità che questi strumenti potrebbero offrire.

In che condizioni versa la scuola italiana dal punto di vista tecnologico? Gli studenti di tutti gli istituti e di tutti i gradi di istruzione hanno a disposizione strumenti adeguati, computer che non arrivano dagli anni 90, personale docente realmente in grado di sfruttare quanto il mondo odierno mette a disposizione? Bè, se avete avuto figli a scuola negli ultimi anni, o se siete studenti, conoscete già la risposta: gli alunni non hanno quasi mai un dispositivo a loro dedicato, se sono fortunati possono usufruire di un’aula informatica, dove però i computer sono spesso e volentieri vecchi e, oltre ai limiti imposti dall’hardware in sé, devono spesso scontrarsi anche con infrastrutture non adeguate, come le connessioni internet degli istituti. L’eventuale utilizzo degli smartphone, ormai nelle tasche di chiunque, potrebbe sopperire in parte a diverse di queste problematiche.

Siamo quasi nel 2023, per come funziona il mondo oggi, non saper usare un computer equivale ad essere analfabeti, motivo per cui bisognerebbe potenziare notevolmente non solo l’insegnamento dell’informatica come materia, ma anche e soprattutto gli strumenti messi a disposizione negli istituti. Ovviamente tutto questo avrebbe un costo, e sappiamo bene che un istituto comprensivo ha diverse spese a cui far fronte, parte di queste spese inoltre derivano anche dal lato “informatico”; tralasciamo le apparecchiature in sé e guardiamo al software, gli istituti scolastici, nella stragrande maggioranza dei casi si affidano a software proprietari, solitamente Microsoft Windows (o i servizi di Google più di recente), con tutti i costi che derivano dagli accordi commerciali per usufruirne e per pagare le licenze. Ma le alternative per risparmiare ci sono, esiste un fantastico mondo chiamato open source, dove chiunque può reperire sistemi operativi e software di ogni genere gratuitamente, con i quali fare le stesse identiche cose.

Perché dunque, invece di mettersi in mostra ribadendo un concetto sacrosanto, ma che arriva dal 2007, non si inizia a valutare un eventuale passaggio dell’Istruzione in Italia verso Linux per esempio? Non risolverebbe certamente tutti i problemi, ma farebbe risparmiare qualche soldo, dando inoltre la possibilità agli studenti di ampliare notevolmente le proprie conoscenze tecnologiche, anche se ovviamente bisognerebbe prima investire nella formazione dei docenti, visto che la maggior parte probabilmente scambierebbe Linux per un personaggio di Charles M. Schulz.

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