Quando nell’ottobre del 2014 Lenovo ha acquisito Motorola per 2,91 miliardi di dollari, non immaginava che sarebbe stato tanto complicato  riportare il marchio in Cina. L’acquisizione di IBM ha fatto in qualche modo sentire onnipotente il CEO Yang Yuanqing, portandolo inevitabilmente a commettere una serie di errori strategici con il brand statunitense.

Lenovo ha deciso di non investire nel marketing, puntando sul fatto che la nostalgia per un brand storico sarebbe stata un propellente sufficiente. Le cifre hanno dato torto a Lenovo che nel 2015 è riuscita a vendere solamente 200.000 smartphone a marchio Motorola in Cina. Il prezzo particolarmente elevato di Moto X, molto vicino a quello di iPhone, non ha certamente aiutato Lenovo, che ha perso la terza posizione tra i produttori mondiali precipitando fino all’ottavo posto nei primi due trimestri del 2016.

La prima conseguenza delle scarse vendite, unita alla poca propensione a nuovi investimenti, è stata il taglio di oltre 2000 posti di lavoro e il trasferimento di gran parte delle attività di Motorola in Cina. Se tutto ciò non bastasse Lenovo ha lanciato il brand ZUK per contrastare Xiaomi con una serie di prodotti economici ma con specifiche tecniche di altissimo livello. Inevitabilmente molte risorse sono state dirottate sul nuovo brand, lasciando Motorola in ambasce.

La situazione sembra essersi stabilizzata anche se ci sono voluti due anni per trovare la ricetta giusta. “Abbiamo sottostimato le differenze culturali e il modello di business“, queste le parole del CEO di Lenovo Yang Yuanqing, che ha però saputo riportare Lenovo al sesto posto tra i produttori mondiali di smartphone, grazie a un maggiore investimento nel settore marketing.

Il 2017 sarà dunque l’anno decisivo per capire se le mosse di Lenovo saranno state sufficienti per riportare in alto entrambi i brand.