Nell’attuale mercato del lavoro ci troviamo a vivere uno straordinario paradosso che oscilla tra alti tassi di disoccupazione e posizioni lavorative scoperte. Giovani che inseguono percorsi formativi obsoleti e aziende alla ricerca di nuovi professionisti del digitale.

Ecco il tema del panel che oggi TuttoAndroid ha seguito per voi: “Quanti “jobs” nel “mobile”! Growth hacker, ux designer e business data analyst: dietro al mobile ci sono (tanti) posti di lavoro (che nessuno occupa).
Per cercare di dare una risposta a questo tema abbiamo intervistato Alessandro Rimassa, Direttore e cofondatore di TAG Innovation School.
“Negli ultimi 2 anni – spiega Rimassa – in Talent Garden abbiamo avviato un osservatorio sulle nuove professioni che si stanno sviluppando e connesse con il cambiamento del mondo del lavoro in atto.”

Se consideriamo che fino ad alcuni anni fa era normale svolgere nel corso della propria vita un solo lavoro presso lo stesso posto di lavoro, si è poi passati a svolgere lo stesso lavoro in più posti di lavoro. Oggi possiamo prevedere che, chi è appena entrato nel mercato del lavoro per la prima volta, cambierà almeno quattro diverse professioni, quindi più volte nel corso della vita avvertirà l’esigenza di tornare a formarsi.

D: Perché accade questo?

R: Se analizziamo i lavori più richiesti, guardando ad esempio ai risultati della ricerca pubblicata da LinkedIn agli inizi del 2016, troviamo, ai primi due posti in classifica, come professioni più richieste lo IOS developer e Android developer, figure professionali che fino a 10 anni fa non esistevano. Invece in quarta posizione troviamo il social media manager, professione che solo cinque anni fa non esisteva e che si ritiene tra cinque anni non esisterà più, come risorsa dedicata all’interno del team comunicazione. Effetto naturale della crescente diffusione dei social media tra tutti i dipendenti di un’azienda quale strumento relazionale e non al servizio di una comunicazione top-down.

D: Tutto questo cosa sta a significare?

R: Che sussiste una variabilità continua nel mercato del lavoro e di qui la necessità di andare a svolgere nuove professioni. Oggi, TAG innovation presso la Talent garden School svolge una vera e propria attività di scouting di quelli che sono i trend del lavoro; si tratta di vere e proprie tendenze che sono connesse al trend di diffusione della tecnologia, della digital transformation, dell’innovazione etc..

La nostra analisi ha come mercato di riferimento quello americano. Considerato che strutturalmente alcuni fenomeni partono di lì per poi ripercuotersi in Italia, si analizzano le professioni più richieste in USA, ma con un probabile trend di crescita anche nel nostro Paese. In base a queste previsioni, presso la TAG Innovation School creiamo quei percorsi formativi utili ad approcciare le nuove professionalità.

D: Quali le tendenze in atto? (Sempre che non sia troppo tardi per percorrerle…)

R: Troppo tardi? Mah, dipende. Oggi la principale tendenza in atto coinvolge il cambiamento di approccio e di metodologia formativa. Se in passato ci attendevano percorsi molto lunghi, 3 anni universitari e 1 anno di master, oggi se analizziamo il mercato formativo americano scopriamo che ci sono prodotti formativi che durano dodici settimane. Lo testimonia il CTO (Chief technology officer ndr) del Governo americano, che un anno fa dichiarava che tutti gli esperti di informatica e i developer non sono selezionati più direttamente dalle università ma attraverso questi coding camp. Quindi la Tag Innovation School ha importato questo metodo qui in Italia, dove attraverso dodici settimane di full immersion è possibile formare persone alle nuove professioni.

D: Quali le sono professioni in tendenza crescente?

R: Al primo posto troviamo lo user experience designer. La user experience è digitale ma non solo, infatti oltre all’esperienza reale dell’utente (pensiamo alla nostra partecipazione fisica qui presso la location della SMW definita secondo le logiche del design tradizionale) c’è anche quella digitale (ad esempio cercare su un sito web di portare a termine con fatica un acquisto o cercare la via di un ristorante senza riuscirci, denotano una pessima user experience.)

Un bravo UX designer potrà avere un background di design (interior, graphic product) ma anche di psicologia e/o sociologia perché poi si dovrà occupare di individuare soluzioni in grado di consentire interazioni umane.

Un’altra figura fondamentale è il Data analyst e non già il Data scientist. Mi spiego meglio: il DATA scientist è quella persona che tecnicamente costruisce strumenti per l’analisi dei dati, mentre il data analyst è quella persona che utilizza strumenti per l’analisi dei dati e sa come rielaborarli.

Sono sempre più le tecnologie a nostra disposizione anche in maniera intuitiva (come plug and play drag-and-drop etc… ) e che ci permettono di analizzare dati.

La figura di un buon Data Analyst nelle aziende ma anche nella pubblica amministrazione può fornire un contributo sostanziale. Se pensiamo soltanto a quale contributo ci potrebbe dare un Data Analyst all’interno di un Comune, qualora fosse incaricato di occuparsi dell’analisi dei dati di viabilità e traffico in città. Ebbene un buon data analyst può azzerare il traffico, migliorando la qualità della vita, dell’ambiente…

Quindi il data analyst è un’altra figura centrale, non perché siamo diventati delle macchine e reagiamo come automi, anzi al contrario il machine learning arriva fino a un certo punto, riportando in primo piano il ruolo dell’uomo, capace di analizzare e interpretare i dati a disposizione per creare soluzioni umano-centriche.

La terza è quella del nuovo Marketer digitale, ovvero il Growth Haker. Il Growth Haker è quella persona o team di persone che si occupa, attraverso il digital marketing e la programmazione, di generare traffico utenti per siti web: ovvero stimolarne la crescita. E visto che la nostra vita passa per il digitale è una figura fondamentale.

Come Tag Innovation School abbiamo lanciato sei mesi fa il primo Master per formare Growth Haker qui in Italia. Allora termine quasi sconosciuto, oggi esistono gruppi su FaceBook e non solo che ne discutono e quindi comprendi che si tratta di nuove professionalità in grado di crescere e di evolvere molto velocemente. Infine, analizzando il mercato USA, si scopre che dietro realtà come DropBox, FaceBook e alcuni servizi di Google erano al lavoro team di growth haker, allora comprendi facilmente che quella è la strada corretta.

D: Si riesce a formare una figura professionale in dodici settimane?

R: Se la domanda è: “si può formare una figura fatta e finita”? La risposta è certamente no. Si possono creare le basi di partenza per essere una figura junior, che inizia da zero la propria carriera, o dare a un professionista quelle skills in più per apprendere quanto gli serve per trasformare la propria professionalità. Bisogna sempre comprendere il punto di partenza della persona e permetterle un percorso coerente.

D: C’è una previsione sulle nuove professioni?

R: Le professioni più ricercate tra cinque anni potrebbero non esistere ancora, come il lavoro più ricercato nel 2015, oggi non esiste. Si possono sicuramente sviluppare delle competenze trasversali per affrontare il proprio percorso di crescita come la conoscenza della metodologia LEAN, che ci permette di affrontare in modo più efficace ed efficiente il lavoro, o il design per sviluppare soluzioni concentrate sull’utente.

D: Ci sono consigli utili da offrire ai nostri lettori?

R: Il suggerimento più utile è sicuramente quello di fare ricerca e capire cosa avviene nel mondo: non si può oggi vivere una vita passiva. E’ apparentemente semplicissimo ma molto impegnativo.

Il contesto in cui viviamo è ancora ovattato, la realtà italiana vive un profondo gap tra un’attività di orientamento obsoleta e le nuove professioni di cui il mercato del lavoro è alla ricerca.

Pertanto diventa indispensabile saper cogliere i segnali che arrivano e interpretarne tempestivamente i significati.