Il presidente americano Donald Trump ha lanciato un poderoso affondo nei confronti di Huawei con un ordine esecutivo che mette al bando l’acquisto dei prodotti del colosso cinese da parte di società statunitensi sul territorio nazionale visto che comporterebbero una minaccia alla sicurezza del paese. Un atto più che preventivato, che non fa altro che confermare la posizione intransigente del tycoon, ma che al contempo solleva due conseguenze, entrambe poco positive: la prima è nei confronti degli stessi USA, che potrebbero patire la decisione del proprio leader; la seconda riguarda anche noi, di rimando. Facciamo un po’ di ordine.

I passi sono stati messi a compimento a stretto giro di posta: Huawei è stata prima inserita nella lista delle società che pongono una minaccia agli interessi nazionali (come ZTE), visto che i prodotti potrebbero mostrare il fianco a un’eventuale attività di spionaggio del governo di Pechino a danno di quello di Washington. In seguito, si è emenato l’ordine esecutivo che vieta alle aziende a stelle e strisce di acquistare prodotti da società di questo elenco. Ergo: Huawei è fuori dai giochi per la fornitura di infrastrutture per il 5G, la rete di nuova generazione che ha già debuttato oltreoceano.

Questa la posizione di Huawei, con il comunicato che ci è arrivato via mail: “Huawei è leader globale nello sviluppo e implementazione della tecnologia 5G. Siamo disponibili e pronti a collaborare con il governo degli Stati Uniti per identificare misure efficaci al fine di garantire la sicurezza dei prodotti.

Limitare la possibilità per Huawei di operare negli Stati Uniti non renderà il Paese più sicuro né più forte. Al contrario, questa decisione costringerà gli Stati Uniti a usare prodotti di qualità inferiore e più costosi, relegando il Paese in una posizione di svantaggio nell’adozione delle reti di ultima generazione e, in ultima analisi, danneggerà gli interessi delle aziende e dei consumatori statunitensi. Inoltre restrizioni ingiustificate violeranno i diritti di Huawei e solleveranno ulteriori questioni legali”.

Analizzando la riposta del colosso cinese si può riscontrare una presa di posizione decisa e niente affatto intimorita. Il senso è: siamo i leader mondiale nello sviluppo dell’infrastruttura sul 5G, siamo disponibili a collaborare, boicottandoci dovrete comunque utilizzare prodotti per questo scopo che però sono meno evoluti e non a buon mercato con un esito controproducente e le restrizioni se ingiustificate potranno portare in tribunale.

Non fa una piega e non si può che convenire con Huawei sul fatto che Trump potrebbe darsi la classica zappa sui piedi da solo, ma è in generale il rischio che il presidente americano più vecchio di sempre è pronto a correre su tutta linea nel confronto con la Cina, uno dei capisaldi sin dalle primarie e che in questi giorni sta trovando ampio sfogo anche nella recente querelle sui dazi con attacco e contrattacco con le borse mondiali che ne hanno pesantemente risentito.

C’è anche da considerare che componenti Huawei sono presenti in altri prodotti di altri produttori come soprattutto Qualcomm e anche con Broadcom col rischio che la lista dei possibili fornitori si ridurrà in modo spaventoso e con la reale possibilità di dover raschiare il fondo del barile. A tutto svantaggio della qualità a livello business e consumer e, non per ultimo, con un bel salto carpiato, minacciare davvero la sicurezza e l’incolumità di quei dati che sono usati come “motivazione” di questo bando.

Di riflesso, anche noi potremmo essere colpiti perché non è degli ultimi giorni l’esplicita pressione da parte del governo americano sui partner occidentali per boicottare in blocco la Cina. Vi abbiamo ampiamente raccontato come Trump abbia già portato con sé alleati storici come Canada, Nuova Zelanda, Australia e Giappone, non considera più di tanto gli amicissimi della Corea del Sud che tanto utilizzano attrezzatura propria, ma vuole calare la mannaia sul Vecchio Continente.

Francia e Germania così come il Regno Unito hanno già negato il supporto agli USA e l’Italia per ora è rimasta ferma sulle proprie posizioni di apertura alla Cina (vedasi anche il recente accorto della nuova Via della Seta). Attualmente, Huawei rimane solido partner di Vodafone, TIM e Wind Tre per lo sviluppo del 5G.

Questo non significa che dobbiamo considerare la vicenda chiusa, perché ora Trump passerà al contrattacco con fortissime pressioni sui governi europei, Italia inclusa (con la Lega che è il partito più papabile da agire da perno) ed è più che verosimile immaginare minacce e “ritorsioni” nel caso in cui – come è facile che accada – il nostro governo rimarrà vicino a Pechino. Si dovrà scegliere il male minore e in questo caso è senza dubbio rimanere sulle posizioni attuali.