Il Ministero dello Sviluppo Economico mette al bando Huawei e ZTE sullo sviluppo delle infrastrutture per il 5G in Italia per un presunto pericolo alla sicurezza nazionale? Niente affatto. Con un comunicato stampa sul sito ufficiale, il MiSE ha smentito in modo categorico le indiscrezioni che giravano vorticosamente sin da questa mattina. Non è dunque reale il divieto imposto ai due colossi cinesi e che era stato riportato da alcuni organi stampa, citando peraltro presunte fonti interne allo stesso Ministero.

Come si può leggere sulla nota pubblicata poco fa, “…il Ministero dello Sviluppo Economico smentisce l’intenzione di adottare qualsiasi iniziativa in tal senso. La sicurezza nazionale è una priorità e nel caso in cui si dovessero riscontrare criticità – al momento non emerse – il MiSE valuterà l’opportunità di adottare le iniziative di competenza”. Insomma, vengono rispedite al mittente le voci, ma al contempo viene ribadita la volontà di proteggere il Paese da eventuali pericoli.

Quali erano le voci riportate da alcune redazioni (La Stampa, tra le prime)? Come anticipato, venivano tirate in ballo fonti interne non solo al MiSE ma anche alla Farnesina (Esteri) sull’imminente bando a Huawei e ZTE sullo sviluppo delle infrastrutture del 5G in Italia.

Una notizia di un certo peso, dato che si parla di cifre importantissime e forniture consistenti e spalmate sui prossimi anni a proposito di quella che sarà una vera e propria rivoluzione nel mondo delle telecomunicazioni. Huawei e ZTE si stanno già impegnando in molti progetti pilota sul territorio italiano in collaborazione con i maggiori operatori nazionali. Ad esempio, ZTE con Wind e Huawei con TIM e Fastweb.

I rumor citavano la possibilità del Governo di poter recedere da contratti già firmati senza dover subire penali grazie a un dispositivo legale chiamato “Golden Power” che tutela il diritto di una nazione di proteggere strutture sensibili, delicate e strategiche. Insomma, proprio come le infrastrutture del prossimo 5G, centro nevralgico di un cambiamento profondo che coinvolgerà non solo la telefonia ma anche l’Internet delle Cose, l’automotive, i sistemi di sorveglianza pubblici e privati, la medicina e, in generale, numerosi aspetti della quotidianità e della privacy.

Il motivo per lo smentito bando era naturalmente quello dei rischi legati ai casi di spionaggio e di cybercriminalità, che vede gli USA in prima linea a “combattere” contro i colossi cinesi, chiedendo un appoggio concreto al Vecchio Continente dopo averlo già ottenuto da Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Non a caso, emissari del Dipartimento di Stato Americano si trovano a Bruxelles in questi giorni per dialogare con i corrispettivi dell’UE a proposito.