Mentre il blocco USA contro Huawei continua a vedere il governo statunitense in netta contrapposizione all’azienda cinese, l’Unione Europea pubblica un documento contenenti tutte le regole da seguire per lo sviluppo dell’infrastruttura 5G all’interno dei paesi membri.

L’Unione Europea strizza l’occhio al 5G di Huawei a patto di rispettare leggi restrittive

Non si fa chiaro riferimento a Huawei, ma è abbastanza lampante che il destinatario indiretto di questo documento è proprio il colosso cinese. Del resto Huawei è al momento il player che possiede la migliore infrastruttura e i mezzi economici per mantenere lo sviluppo del 5G, oltre ad offrire i costi più bassi per lo sfruttamento delle sue tecnologie.

Le linee guida presenti nel documento limitano la presenza di “venditori ad alto rischio” in posizioni cruciali dell’infrastruttura telematica di un paese, così come spinge alla presenza di un varietà di fornitori per evitare l’instaurazione di sistemi monopolistici.

Ovviamente resta la totale autonomia dei paesi membri di gestire il tutto in maniera indipendente all’interno dei confini nazionali. La decisione dell’Unione Europea ha ovviamente visto il parere negativo da parte del governo statunitense, ancora oggi profondamente convinto che la compagnia cinese rappresenti una reale e tangibile minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti.

Gli smartphone Huawei non sono interessati dalla pratica di raccolta dati di Avast

Huawei sembra uscirne “pulita” anche da un altro enorme problema di privacy e sicurezza dei dati che in questi giorni sta interessando Avast e una sua sussidiaria, Jumpshot. Il fulcro dello scandalo è che Avast, noto nel mondo della sicurezza informatica grazie al suo omonimo antivirus, avrebbe raccolto e venduto importanti informazioni private dei suoi utenti ad altre aziende hi-tech piuttosto note.

Il colosso cinese è stato tirato in ballo in quanto Avast è pre-installato all’interno di tutti gli smartphone Huawei. Ovviamente la notizia ha fatto scalpore, ma fortunatamente sembra che non ci siano prove che le informazioni salvate sugli smartphone siano state in qualche modo carpite senza il consenso degli utenti.

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Infatti, nonostante Avast sia effettivamente presente sugli smartphone Huawei, le informazioni personali sono state raccolte tramite un plug-in installato sul browser web che, nel caso dei dispositivi mobile, non viene pre-installato.

Da come viene dichiarato da Huawei Germania, “il plug-in sviluppato da Avast ed utilizzato per raccogliere dati personali non è pre-installato sui dispositivi Huawei, pertanto la questione descritta nel reportqui l’inchiesta dei colleghi di Vice – non si applica agli smartphone Huawei.”

A questo punto ci chiediamo il senso di pre-installare applicazioni all’interno degli smartphone. Capiamo che si tratta di accordi commerciali potenzialmente milionari, ma sarebbe forse il caso di lasciare all’utente la scelta finale su qualche applicazione installare sul proprio smartphone.

Piccola consolazione: Huawei non è la sola a pre-installare applicazioni di terze parti sui propri smartphone. Samsung, ad esempio, ha da tempo stretto una collaborazione con Microsoft per portare numerose applicazioni dell’azienda statunitense all’interno degli smartphone del colosso sud coreano.