Siamo giunti alla seconda puntata della nostra rubrica dedicata alla fotografia da smartphone, una nuova proposta che vuole raccogliere una serie di consigli e piccole guide per realizzare foto stupende con il vostro device.

Abbiamo iniziato parlando di composizione della scena, un elemento importantissimo per imparare le basi della fotografia, non dimenticate quindi di controllare anche la prima puntata per comprendere a fondo anche l’argomento odierno e continuare il nostro percorso alla scoperta della fotografia.

Oggi parliamo di tecnica, in particolare di come un’immagine viene creata a partire dalla luce, di conseguenza vedremo come scattare con controlli manuali una buona foto.

Fotografia con lo smartphone: scattare in manuale | Puntata 2

Tutto nasce dalla luce

Per riuscire a comprendere al meglio come scattare in manuale con lo smartphone, è importante che si disponga di una base tecnica sulla natura della fotografia.
Crediamo infatti che per “sbloccare” la nostra creatività, sia fondamentale conoscere il funzionamento del proprio strumento, capirne le potenzialità e i limiti.

Scattare in manuale, è una semplificazione di un concetto molto più complesso, che possiamo racchiudere nella frase: “controllare alcuni elementi attraversati dalla luce per plasmarla a nostro piacimento”.

E’ infatti una questione di luce, che viene raccolta dall’obiettivo della fotocamera e attraversa diversi punti chiave, per giungere fino al sensore, ovvero l’elemento che si occupa di ricevere e interpretare le frequenze, per poi passarle al processore che le traduce in linguaggio visivo.

L’analogia con il sistema visivo animale sorge spontanea, siamo di fronte allo stesso tipo di meccanismo, con la differenza che i nostri occhi sono incredibilmente più sensibili, capaci e veloci di una macchina fotografica, e il nostro cervello è capace di tradurre costantemente la luce, senza che nemmeno abbiamo il tempo di renderci conto di ciò che sta succedendo.

Gli elementi di un sistema fotografico

Gli elementi chiave di una sistema fotografico non sono poi molti, seguendo il percorso della luce dall’esterno fino al sensore troviamo:

  • L’obiettivo: ovvero l’apertura del sistema verso l’esterno, un vero e proprio imbuto ottico che raccoglie la luce esterna e la convoglia verso le parti successive del percorso. Ogni obiettivo ha la sua specificità ed è in grado di catturare porzioni di scena diverse, troveremo ottiche zoom che avvicinano al soggetto, ottiche grandangolari che abbracciano un’ampia porzione di scena e ottiche standard che si avvicinano molto alla prospettiva umana. Queste caratteristiche dipendono dalla costruzione e disposizione delle lenti all’interno di essi, nelle macchine fotografiche un solo obiettivo può disporre di più lunghezze focali, mentre negli smartphone, per evidenti questioni di spazio, le case preferiscono adottare obiettivi diversi per lunghezze diverse. Huawei P20 Pro, ad esempio, ha tre obiettivi separati, due a lunghezza focale standard e uno detto teleobiettivo, ovvero dotato di zoom ottico 3X.
  • Il diaframma: è una apertura capace di bloccare o far passare la quantità di luce desiderata, può aprirsi e chiudersi in modo regolare e preciso. Non è solo importante per determinare la quantità di luce che deve passare, ma dà forma alla luce e può avere un impatto notevole sull’immagine finale.
    Per regole fisiche e ottiche su cui non vogliamo dilungarci, un diaframma aperto darà luogo a un campo focale molto ristretto (i ritratti in cui solo il soggetto è a fuoco, mentre tutto ciò che c’è più vicino e lontano è fuori è sfocato), mentre un diaframma chiuso vi permetterà di creare un’immagine in cui elementi a distanze diverse risultano ugualmente a fuoco.
  • L’otturatore: ovvero una porta fisica che può essere aperta o chiusa, quando è aperta la luce colpisce il sensore, quando è chiusa la luce non può passare.
    Negli smartphone non è presente ma il suo funzionamento è sostituito dallo stato di accensione e spegnimento del sensore stesso. Chiaramente il sensore riceve luce solo quando è acceso.
    Più è lunga l’esposizione e più il sensore verrà impressionato dalla luce, tempi diversi si usano quindi in base alla disponibilità di luce ambientale e in base alla staticità o dinamicità di ciò che si vuole riprendere. Se il soggetto è in movimento o chi scatta la foto muove lo strumento, l’immagine risulterà mossa, poco nitida e con alcune aree confuse.
  • Il sensore: un insieme di pixel che reagiscono alla luce eccitandosi ed emettendo un segnale che verrà tradotto dal processore d’immagine (ISP) in una fotografia.
    Ogni sensore può essere regolato elettronicamente per avere una certa sensibilità e reattività alla luce, misurata in ISO. Vien da sé che una sensibilità più elevata avrà bisogno di poca luce per generare un’immagine, mentre una bassa sensibilità avrà bisogno di più luce.
    Bisogna sempre ricordare che una sensibilità elevata, crea confusione nell’interpretazione della luce, generando il cosiddetto “rumore” ovvero aree dell’immagine in cui il processore d’immagine non è riuscito ad interpretare il segnale confuso in arrivo dai pixel e la foto risulterà sgranata, sporca, con colori irreali. L’effetto “impastato” o “acquerello” che vedete in alcune immagini notturne realizzate con lo smartphone, è dovuto proprio alla sensibilità ISO troppo elevata, che genera rumore incontrollato, che a sua volta viene mitigato dal software impastando i colori.

Controllo manuale in fotografia e negli smartphone, differenze

Quando usiamo una macchina fotografica reflex, mirrorless o bridge, possiamo normalmente agire su 3 parametri fondamentali per determinare l’esposizione (l’illuminazione di una scena) di una foto:

  • Apertura del diaframma
  • Tempi di scatto (per quanto tempo l’otturatore rimane aperto/il sensore rimane acceso)
  • Sensibilità del sensore (ISO).

In uno smartphone, per limiti fisici di spazio e compromessi dettati dalla dimensione ridotto dell’obiettivo e del sensore, non potremo agire sull’apertura del diaframma e ci perderemo buona parte della magia della fotografia manuale (ma non disperate).
Samsung con il Galaxy S9 e il Note 9, ha inserito un diaframma ad apertura variabile F/1.5 – F/2.4, si tratta di un’implementazione interessante ma poco utile ai fini della fotografia manuale, in quanto l’escursione del diaframma è talmente piccola da risultare quasi insignificante una volta arrivati all’immagine vera e propria.

In questa scala di diaframmi sarebbe interessante giocare tra apertura sotto al F/2.8 e aperture superiori a F/11, cosa che però verosimilmente non sarà mai possibile fare su un sistema miniaturizzato come quello degli smartphone.

Esistono altri 4 parametri che troverete all’interno della sezione manuale dell’app fotografica, non li prenderemo in considerazione perché non influiscono direttamente sull’esposizione dell’immagine ma fungono da corollario non fondamentale.

  • Lo zoom: abbiamo detto che si tratta di una caratteristica specifica di ogni obiettivo, è quindi naturale che dovrete selezionare l’obiettivo con la lunghezza focale che più vi aggrada quando scattate una foto, evitate però di fare uno zoom digitale, non migliorerà la vostra foto, anzi, rischierete di perdere informazioni preziose dalla scena. Ricordatevi che effettuare uno zoom con il pinch-in sul display prima di scattare una foto, è peggio che ritagliare l’immagine ingrandendo la parte desiderata, dopo aver scattato.
  • Il fuoco: la messa a fuoco è il risultato di un gioco perfetto di distanze tra sensore e obiettivo e permette di rendere nitida una porzione precisa della scena che stiamo riprendendo, quella che si trova alla distanza di fuoco esatta dall’obiettivo. Più il diaframma sarà aperto (occhio che la scala dei diaframmi va al contrario) e più sarà evidente lo stacco tra il soggetto a fuoco e il resto dell’immagine sfocata. Ha poco senso mettere a fuoco in manuale su uno smartphone, a meno di situazioni molto particolari come riprendere soggetti in rapidissimo movimento, farete molto prima e più precisamente a sfruttare l’AF toccando il punto della scena desiderato.
  • Il bilanciamento del bianco: si tratta di una calibrazione del sensore, che viene istruito per determinare il punto di bianco, ovvero quale colore deve essere considerato bianco, e di conseguenza tutto il resto. Si tratta di un semplice parametro di “interpretazione” che può tranquillamente essere lasciato in automatico e modificato eventualmente in post produzione, dopo aver scattato la foto.
  • E.V: detto “compensazione dell’esposizione”, se vi accorgete che il vostro telefono tende sempre a sotto-esporre o sovra-esporre un’immagine, potete agire su un unico parametro per controllare l’insieme dei valori che determinano l’esposizione. Non lo prenderemo in considerazione perché è un valore semi-automatico, che modifica direttamente i tempi di scatto e la sensibilità ISO, che sono i due controlli di cui ci occuperemo.

In definitiva, quindi, la fotografia in manuale su uno smartphone, si riassume nel controllo di tempi di esposizione (tempi di posa, tempi di scatto) e sensibilità ISO.

Selezionare la modalità manuale sullo smartphone

Per scattare in manuale una considerazione ovvia è quella di avere la modalità manuale nella fotocamera del proprio smartphone.
La prima opzione è quella di affidarsi alla modalità manuale dell’applicazione base del vostro device, la maggior parte delle volte è garanzia di qualità o, per lo meno, di riuscire ad ottenere il massimo possibile.

Se sul vostro telefono non fosse disponibile, vi consigliamo di installare l’applicazione Footej Camera, che dispone di pieni controlli manuali e ha una buona resa nell’elaborazione dei dati.

Quando scattare in manuale con lo smartphone

Esistono due validi motivi per cui scattare in manuale con uno smartphone: aiutarlo ad interpretare la scena; e realizzare una foto creativa e distante da ciò che il software farebbe in automatico.

La classica situazione dove il software non riesce a rendere al meglio è per le foto notturne, in questi frangenti ci sarà pochissima luce a disposizione e per farvi ottenere un’immagine decente, lo smartphone sarà obbligato ad agire sugli ISO, alzandoli a dismisura, oppure sui tempi di scatto, abbassandoli notevolmente.
Queste due azioni, peggio ancora se combinate, daranno luogo ad un’immagine piena di rumore e verosimilmente mossa.

Manualmente potete decidere di agire sui tempi, alzandoli fino a quando è necessario e nel contempo abbassare al minimo gli ISO. In questo modo il sensore resterà acceso per molti secondi, quanto basta per incamerare la luce necessaria. Obbligatorio però avere un cavalletto o un qualche supporto per far si che durante l’acquisizione, lo smartphone rimanga completamente immobile.

Se invece vi accorgete che lo smartphone illumina più del dovuto la scena, potete pensare di abbassare l’esposizione agendo prima di tutto sulla sensibilità, portandola ad un livello “tollerabile”, in modo che non si generi troppo rumore. Oppure alzando i tempo di scatto per arrivare ad un valore, nuovamente “tollerabile” per uno scatto a mano libera, comunemente considerato 1/80 sec se il vostro device è dotato di stabilizzazione ottica, anche 1/40 sec se avete la mano ferma.

In notturna è poi possibile creare tantissime immagini creative, fotografare le stelle e tanto altro. L’argomento però è vastissimo, per cui vi rimandiamo alla prossima puntata, che sarà interamente dedicata alle foto notturne.

Quando giocate con ISO e tempi di scatto, ricordatevi sempre della parola “tollerabile”, il trucco è rimanere sempre entro certi  confini e mai andare oltre, vi renderete conto in fretta di quanto uno smartphone sia “limitato”.
I limiti dipendono da smartphone a smartphone, tendenzialmente i prodotti di fascia alta reggono meglio alcuni settaggi, molto dipende dal software di elaborazione e dalla presenza o meno di stabilizzazione ottica.
Il nostro consiglio è di non salire mai oltre il valore di 1200 ISO e mai sotto 1/40 di secondo, a meno che non stiate ricercando uno scatto creativo o abbiate a disposizione un cavalletto.

Qualche esperimento

Vi proponiamo qui qualche esperimento fotografico che abbiamo fatto in questi giorni, scattando in modalità manuale con Huawei P20 Pro. Non vogliono essere immagini “belle” ma esemplificative di ciò che si può ottenere, largo poi alla vostra creatività, sicuramente in fermento ora che avete appreso le nozioni base di fotografia.

ISO 50 – tempi 1/1600

Qui abbiamo giocato con il contrasto dell’esposizione tra la stanza e l’esterno. Normalmente lo smartphone avrebbe illuminato correttamente l’interno della stanza e sovraesposto l’esterno, abbiamo quindi creato una situazione irreale, con il buio all’interno e la luce esterna, un’immagine quindi evocativa e con un significato. In manuale abbiamo abbassato il più possibile l’ISO e alzato i tempi di scatto per abbassare l’esposizione.

ISO 50 – tempi 1/800

In questo caso abbiamo nuovamente abbassato al minimo gli ISO per evitare il rumore e alzato i tempi di scatto per ottenere una parziale esposizione solo della macchina fotografica, mentre tutto l’ambiente circostante è elegantemente nero. Abbiamo utilizzato un faretto posizionato a pochi centimetri dalla fotocamera per ottenere l’illuminazione dall’alto.

ISO 50 – tempi 1/8

In questa terza foto abbiamo alzato i tempi, per poterlo fare è stato abbassato il più possibile il valore ISO, onde evitare un’immagine sovraesposta.
Ne è scaturita un’immagine dinamica, con quello che viene comunemente chiamato “mosso creativo”, ovvero un effetto non casuale ma appositamente ricercato dal fotografo per suscitare una determinata sensazione nello spettatore.
Per ottenere uno sfocato circolare, il telefono è stato mosso nella stessa direzione di corsa della ragazza, proprio nel momento dello scatto. In questo modo il soggetto rimane in movimento ma ben interpretabile, mentre il resto della scena è completamente indistinguibile.

I prossimi appuntamenti con la rubrica

Nella prossima puntata analizzeremo la fotografia in notturna, le tecniche e i consigli per ottenere foto favolose anche con il proprio smartphone.
Potete trovare tutte le puntate nella pagina dedicata alla fotografia da smartphone.