Da quando Google ha deciso di adeguarsi alla sentenza della Corte Europea in merito al cosiddetto “diritto all’oblio“, sono state 348.085 le richieste di cancellazione dalle query di ricerca, che hanno coinvolto 1.234.092 URL. Una mole di richieste impressionante, soprattutto se consideriamo che è avvenuta in circa 18 mesi.

Solo il 42% delle richieste ha portato all’effettiva cancellazione dei dati, la maggior parte dei quali legati a Facebook. Non sono mancati clamorosi errori, per i quali Google ha già ricevuto diversi attacchi, ma è capitato ad una persona, condannata in promo grado e prosciolta in appello, di vedere rimossi tutti gli indirizzi legati a questo avvenimento.

Per riuscire a valutare le richieste Google dispone di un folto team di avvocati ed ingegneri, che si occupano delle problematiche di minore importanza, mentre per i casi più complessi viene chiamato in causa un di analisti ed impiegati anziani di Google che valutano e decidono di volta in volta il da farsi. Si tratta quindi di un lavoro difficile e laborioso che spiega perché debba passare tanto tempo tra la domanda di rimozione e l’effettiva cancellazione dei dati.

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