Il browser Google Chrome è stato reso più veloce nella fase di caricamento delle pagine internet grazie all’adozione di due nuove tecniche riguardanti Javascript, denominate rispettivamente script streamingcode caching.

Lo script streaming è stato introdotto con la versione 41 di Chrome ed ha il compito di gestire in maniera più efficiente il parsing del codice Javascript. Il browser, fino alla versione 40, seguiva i passaggi in maniera lineare, uno di seguito all’altro: download del codice, parsing del codice (ovvero l’analisi sintattica), compilazione ed esecuzione.

Fino a quando il download dello script non era terminato il parsing non iniziava, e di conseguenza la CPU restava ampiamente inutilizzata (e si perdeva tempo). Con l’introduzione dello script streaming, invece, il parsing si attiva nel momento stesso in cui inizia il download e viene gestito utilizzando un thread separato, differente da quello principale.

streaming

Il code caching ha a che fare con il terzo passaggio del grafico mostrato sopra, ovvero la compilazione. Normalmente i browser compilano il codice Javascript (con compilazione si intende la traduzione del codice in un linguaggio che possa essere eseguito dal processore) ogni volta che l’utente visita una pagina e dimenticano il codice compilato non appena la pagina in questione viene abbandonata.

Con Chrome 42 (attualmente in versione beta) Google ha introdotto un sistema di memorizzazione locale del codice compilato (code caching appunto) che rende più rapide le visite ripetute su una stessa pagina. Per intenderci, il primo caricamento impiega sempre lo stesso tempo ma se la pagina viene abbandonata e poi riaperta il codice Javascript non deve essere scaricato e compilato poiché è già presente in memoria.

Google non precisa se questo particolare tipo di cache venga mantenuto anche in seguito ad un riavvio del sistema o alla chiusura e riapertura del browser.

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