Il mondo dell’alta imprenditoria può apparire complicato agli occhi di un osservatore esterno che volesse capirne gli intricati interessi e rapporti reciprochi. Aziende che prima avevano rapporti di stretta collaborazione  poi si sono affrontati in lunghe battaglie giudiziare, o viceversa, hanno stretto patti di proficua e mutua cooperazione.

Lo stesso Eric Schmidt, amministratore delegato di Google dal 2001 sino allo scorso 4 aprile, era membro del board of directors di Apple dal 2006 al 2009, incarico che lasciò in seguito alla crescente rivalità tra Apple e Google in campo mobile. Basti pensare che nel 2009 Google accettò di ritardare il supporto al multitouch nei dispositivi Android proprio dietro pressione di Apple, che stava già mandando avanti una causa con Palm che introdusse il multitouch nei suoi Pre. Erano tempi in cui si credeva che il “nemico comune” di Apple e Google fosse Microsoft. Il multitouch venne poi introdotto nei telefoni Android con l’HTC Hero nel luglio 2009.

In base a queste premesse, può risultare sorprendente il pensiero espresso da Steve Jobs nel confronti di Android per l’esplicitezza e la durezza delle sue parole. Niente che venne reso pubblico, si badi, ma che emerge ora dalla biografia sul defunto uomo simbolo di Apple, uscita di recente ad opera di Walter Isaacson.

Ciò che causò l’ira di Jobs fu l’introduzione nel gennaio 2010 del Nexus One, terminale che rappresentava un “grande furto” delle caratteristiche degli iPhone, in particolare proprio il supporto al multitouch.

Mi batterò fino all’ultimo respiro se ne avrò bisogno, e spenderò ogni penny del 40 miliardi che Apple ha in banca, per aggiustare questo torto.

Distruggerò Android, perché è un prodotto rubato. Ho intenzione di fare una guerra termonucleare su questo.

Nel marzo 2010 viene descritto un confronto tra Steve Jobs ed Eric Schmidt a Palo Alto. I due discussero della questione di Android e anche di Google Docs (sul quale mi sfugge il motivo del contenzioso), e mentre Schmidt era incline a stabilire un accordo tra le due società, la posizione di Jobs fu estremamente negativa.

Non voglio i tuoi soldi. Se mi offrissi 5 miliardi, non li vorrei. Ho un sacco di soldi. Voglio che smetta di usare le nostre idee in Android, ecco ciò che voglio.

Parole molto forti, dunque, e che appaiono molto poco equilibrate. Le grandi aziende non si pongono come obiettivo la distruzione di un rivale, operazione che oltretutto sarebbe sbagliata per il sistema economico ed avversata dagli organismi di antitrust. Al contrario, sono generalmente inclini a stabilire accordi economici, che non vengono mai rifiutati a priori. La vicenda, in ogni caso, è andata ben diversamente dal “bagno di sangue” che Jobs si prospettava, e oggi il multitouch è una caratteristica normale dei terminali Android.

C’è chi ha spiegato queste posizioni radicali di Steve Jobs con l’aggravarsi della sua malattia e la consapevolezza di una fine non più tanto lontana, e che non gli avrebbe probabilmente consentito di risolvere la questione in maniera definitiva con una lunga serie di accordi. Questo, comunque, rientra interamente nel campo delle speculazioni.

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