Fin dalla presentazione del Motorola Moto X, si è visto un certo apprezzamento per la funzionalità always listening di cui è dotato lo smartphone. Di articoli sull’always listening ne abbiamo pubblicati molti ma, per chi non lo sapesse, brevemente ricapitoliamo cos’è: si tratta di una funzionalità che permette allo smartphone di ascoltare sempre la nostra voce, anche quando è in stand-by con schermo spento, in modo da riconoscere quando pronunciamo una determinata frase che provoca l’avvio di una funzione.

Nel caso del Motorola Moto X, la frase che permette allo smartphone di “svegliarsi” è “Ok, Google“: in questo modo, pochi istanti dopo viene lanciato automaticamente Google Now. Ovviamente tutto questo avviene solo in lingua Inglese (United States) e non in lingua Italiana, visto che il riconoscimento vocale per ora è stato perfezionato solo per la lingua statunitense.

Il Motorola Moto X, però, supporta questa funzionalità perchè è il processore stesso dello smartphone a supportarla. Il processore del Motorola Moto X è un X8 proprietario e basato su architettura Krait. In pratica, si tratta di un particolare Qualcomm Snapdragon S4 Pro dual-core al quale sono stati affiancati altri due processori ausiliari, di cui uno ha il compito di interpretare la voce e l’altro di analizzarla.

Questo è quello che avviene sul Moto X, ma le nuove CPU di Qualcomm hanno già il supporto per l’always listening nativamente, vedi lo Snapdragon 800 installato su una miriade di dispositivi attualmente top di gamma: Nexus 5, Note 3, LG G2, Xperia Z1, etc. Purtroppo, però, l’always listening non è qualcosa di cui possono beneficiare direttamente gli utenti che hanno un dispositivo con a bordo questo tipo di processore.

A dircelo è direttamente Qualcomm, che afferma che questa funzionalità è presente nello Snapdragon 800 ma sono poi gli OEM (le aziende) a decidere se renderla disponibile oppure no. Sono quindi gli OEM a decidere anche se dare la possibilità agli sviluppatori indipendenti di poter realizzare soluzioni atte all’attivazione dell’always listening, per cui tutto è nelle mani delle aziende. Non è però escluso che gli sviluppatori riescano a trovare un escamotage per abilitare l’always listening su determinati dispositivi Android.

Sul Nexus 5, così come su altri device, l’always listening non è attualmente disponibile per via quindi delle “limitazioni” che le aziende decidono. Google, LG, Sony, Samsung ed altri, dunque, hanno per ora deciso di non usufruire di questa funzione per ragioni che non sono ancora note. Tra l’altro, come già detto in altri articoli, l’always listening comporta comunque un consumo di batteria che non è possibile quantificare, dato che non abbiamo prove certe su quanto consumi effettivamente questo processo. Possiamo quindi ipotizzare che le varie aziende abbiano deciso di non includere questa funzionalità per contenere i consumi, ma non possiamo esserne assolutamente certi.

Tra l’altro, si è scoperto che il Motorola Moto X utilizza il software Dragon messo a disposizione da Nuance, software che provvede al riconoscimento vocale e che è a pagamento. Inoltre è non open-source. Molto probabilmente, quindi, questo è uno dei motivi che hanno indotto Google a non introdurre lo stesso meccanismo di riconoscimento vocale anche sul Nexus 5, dato che si sarebbe andati a mettere le mani su qualcosa che deve restare open-source e che deve poter essere fruibile da parte di tutti.

Dunque per adesso cos’è possibile fare con i comandi vocali? Sul Nexus 5, così come su altri dispositivi Android su cui è impostata la lingua Inglese (United States), è possibile usufruire di una sorta di always listening e pronunciare “Ok, Google” quando si è nella homescreen, per veder avviare Google Now. Al momento non si conoscono le volontà da parte delle aziende e di Google stessa riguardo una futura implementazione della funzionalità su dispositivi aventi processore Snapdragon 800, quindi non si nutrono molte speranze per il futuro ma neanche si escludono novità a riguardo.

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