La vicenda del Samsung Galaxy Note 7, phablet che a distanza di poche settimane dall’esordio è stato ritirato dal mercato a causa delle sue batterie che prendevano fuoco ed esplodevano, ha acceso i riflettori sulla sicurezza degli smartphone e delle varie componenti utilizzate nella loro realizzazione.

Samsung ha apportato alcune modifiche al proprio processo produttivo e così hanno fatto anche altre aziende, in modo da evitare di incorrere in futuro in problematiche simili.

Motorola, invece, ha deciso di prendere le distanze. Russ Gyenes, ingegnere dell’ex colosso statunitense, infatti, alla domanda di alcuni giornalisti in merito a eventuali modifiche apportate alla propria catena di produzione dopo i fatti del Samsung Galaxy Note 7, ha risposto escludendo che ciò sia avvenuto.

Gyenes ha anche analizzato il sistema di controllo in otto punti ideato da Samsung per testare la sicurezza delle proprie batterie, chiedendosi per quale motivo il produttore coreano non seguisse una procedura simile anche prima del Galaxy Note 7.

Gyenes ha aggiunto che un gigante come Lenovo avrebbe individuato i problemi della batteria del Galaxy Note 7 subito, in quanto analizza la sicurezza di ciascuna cella prima di arrivare alla produzione di massa, sfruttando anche controlli a raggi X e usando una sorta di questionario con 118 domande che deve essere superato dalle aziende che realizzano le batterie per i suoi device.

A dire di Gyenes, il sistema di controllo in otto punti ideato da Samsung è soltanto un’iniziativa di marketing e l’utilizzo della tecnologia a raggi X avrebbe potuto aiutare il colosso coreano a evitare gli incidenti.