Nelle settimane scorse la rete è stata percorsa da una serie di notizie legate a Whatsapp, accusata di raccogliere e conservare informazioni degli utenti in maniera poco trasparente. In realtà sembra che la tanto decantata crittografia reale di Whatsapp non sia poi così efficace, tanto che alcuni ricercatori della Repubblica Ceca sono riusciti a violarla e a scoprire alcune cosette interessanti.

Sembra infatti che Whatsapp in realtà non stia raccogliendo informazioni in modo inappropriato ma che abbia solamente l’accesso ai messaggi alla possibilità di condividerli su Facebook. In quanto alla sicurezza sembra proprio che siamo molto lontani dall’avere un sistema inattaccabile. I fantomatici dati personali che Whatsapp starebbe trafugando sono semplicemente necessari all’utilizzo dell’applicazione, come ad esempio il nome ed il numero dell’utente, che sono utilizzati dal server per capire come instradare i messaggi e le chiamate.


L’annuncio dello sviluppo di una crittografia end-to-end, che renderebbe virtualmente inaccessibili i messaggi privati, andrebbe a cozzare con la filosofia di Facebook, la società che ha acquistato Whatsapp per 19 miliardi di dollari che notoriamente si nutre delle informazioni dei propri utenti per riuscire a crescere e sopravvivere. La scarsa qualità del sistema di crittografia sembra quindi far dormire sonni tranquilli a chi dei dati altrui fa la propria ragione di vita, come hanno confermato le conclusioni dei ricercatori cechi.

L’arcano sulla presunta crittografia dei messaggi è presto svelato: Whatsapp ha attivato una crittografia con una chiave pubblica, che dovrebbe essere conosciuta solo da mittente e destinatario. Peccato che la chiave utilizzata da Whatsapp sia la stessa per ogni utente, il che rende possibile a chiunque, Whatsapp inclusa, l’accesso alle vostre comunicazioni. E ovviamente “mamma” Facebook può mandarvi le pubblicità più attinenti al contenuto dei vostri messaggi.

Si spiega così, forse, l’enorme cifra spesa da Facebook per l’acquisizione di Whatsapp, fonte da parecchio tempo di molte discussioni e supposizioni. Facebook non avrebbe avuto nessun interesse nell’acquistare un servizio che le rende 90 centesimi all’anno per ogni utente e dotato di una crittografia inattaccabile.

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